Intervista esclusiva con Clizia Incorvaia: “Ecco svelato il mio punto C”.

   Nel 2009 conduce “Glamour shots”, un programma di moda prodotto da Sky in cui Clizia sottolinea come il cinema e la moda si influenzino a vicenda. Nelle vesti di una Principessa raccontastorie, torna nel 2010 al fianco di Chiambretti nell’omonimo show in onda su Italia Uno.clizia3 L’anno seguente crea insieme alla sua migliore amica, l’attrice Lola Ponce, un brand femminile, innovativo e glamour dal nome GIRLS SPEAK, “ragazze che parlano”, già in vendita in Sicilia e presto in tutta Italia. Dal piccolo al grande schermo, l’abbiamo vista di recente nel film “Sole a catinelle” di Checco Zalone e la vedremo in “Tutta colpa di Freud”, pellicola di Paolo Genovese in prossima uscita nelle sale cinematografiche.

Alta, bionda, labbra carnose e uno sguardo malizioso. Nella lista delle fashion bloggers italiane più cliccate c’è anche la bellissima Clizia Incorvaia, giovane attrice e modella di origini siciliane.  Nel suo blog, chiamato “Il punto C”, apre una finestra sul mondo reale per fotografarne l’anima e le tendenze . Lo fa con estrema semplicità e positività e l’aspetto più curioso è che lo fa indossando (spesso) una maschera di Barbie. L’abbiamo incontrata nel salone di bellezza del noto hair stylist Lino Sorrentino a Colleverde, e tra un colpo di spazzola e uno di phon, ci ha svelato quale è il suo punto C e il mistero nascosto dietro quel provocatorio volto di Barbie.

 

 

Come nasce e come è cresciuto il tuo rapporto con la moda?

“Fin da piccola divoravo magazine di moda a cui mamma Corinna era abbonata e osavo look improbabili perché lei mi vestiva sempre in modo “unconventional”, pensate che il primo costume a tanga La Perla l’ho indossato a 5 anni! Ero talmente incuriosita dal mondo della moda da mettere a soqquadro gli armadi di nonna Maria che, fortunatamente, conservava tutto. Il mio archivio di abiti parte proprio da lì”.

 

Laureata in Scienze della comunicazione, creatrice di un brand e protagonista di servizi fotografici di moda. Come descrivi il fenomeno del fashion blogging?

“E’ lo specchio di una società che cambia il modo di comunicare, servendosi dei social network per condividere tutte le sue emozioni. E le aziende di moda oggi lo sanno bene, tanto da non investire più sulla carta stampata, ma si affidano alle fashion blogger che sono lo strumento migliore per pubblicizzare e vendere”.

 

Credi che per i giovani possa rappresentare una reale prospettiva di lavoro, in un’Italia nella morsa della crisi?

“Onestamente non credo costituisca la chiave di volta, è un fenomeno in discesa e a breve avremo altro. Ai giovani di oggi suggerisco di essere eclettici, preparati e capaci sempre di reinventarsi”.

 

Quando nasce l’idea del blog e perché lo hai chiamato “Il punto C”?

“Nasce il maggio scorso, sotto suggerimento del grande amico Elio Fiorucci, per dare un’immagine di donna ironica, eclettica e attenta all’animo delle città che ama esplorare. Il nome ha un richiamo malizioso al famoso punto g, perché tutte dovremmo scoprire il nostro fattore c, ossia “cool”. E poi sta per il punto di vista di Clizia”.

 

Perché in tutti gli scatti fotografici indossi la maschera di Barbie?

“La mia è una donna diversa, un’anti barbie e un’anti velina. La maschera nasce proprio per questo, come contrapposizione ad una società popolata da maschere di donne steriotipate, affannate nella ricerca di un ideale di donna perfetta e plastica, con il rischio dell’omologazione”.

 

Un’anti-Barbie che racconta il mondo. Qual è l’esperienza on the road che più ti ha colpito?

“La mia Barbie gira il mondo un po’ sul concept del nanetto di Amelie (protagonista della pellicola francese del 2001 ndr), che esplora il mondo sempre con nuovi occhi. Mi ha molto divertito scattare a Madrid nella calle Montera, una delle strade principali in cui in pieno giorno tra negozi e passanti distratti le prostitute giravano e vendevano il loro sesso indisturbate e serene, tra i turisti che sorseggiano una birra spagnola con una tapas”.

 

Un blog che non si limita ad essere un contenitore di foto.

“Affatto, tocca temi importanti come il femminicidio, perché essendo sensibile alle donne, è attento a tutto quello che è l’universo femminile con i suoi limiti e i suoi tabù e problematiche”.

 

Donne e tendenza. Cosa rappresenta la moda nella tua vita?

“La moda non è altro che un prolungamento dell’ io, che si esprime attraverso gli abiti che non son altro che “oggetti culturali” che raccontano qualcosa della nostra personalità e della nostra anima”.

 

Capi promossi per il 2014?

“Via libera a pantaloni e gonne shorts in eco pelle che daranno subito un tocco deciso al vostro guardaroba, ma smorzateli con qualcosa di più sweet altrimenti rischierete di apparire delle ex metallare. Promossi a pieni voti le scarpe a punta con stiletto e un bel tuxedo (completo da uomo) che accende la femminilità”.

 

Quelli invece assolutamente “out”?

“Bocciate le Hogan con gomma in vista stile scarpa ortopedica, che molte persone si ostinano ancora ad utilizzare. Out i piumini, sostituiteli con pelliccette eco nuove o vintage e sarete molto più attuali subito”.

 

Cosa ti è piaciuto di più della passerella del Pitti?


“Mi hanno colpito molto le riproduzioni dei David di Michelangelo proposte da Pep Marchegiani, comparse nelle vie fiorentine provocando critiche perché c’era un David superdotato. Una provocazione che suggerisce all’arte italiana, che è sempre stata forte e gloriosa, di andare avanti in un momento di stallo come questo. E mi trovano perfettamente d’accordo” .

 

Hai creato il brand Girls Speak, un progetto pink: che genere di moda firma?

“Ci rivolgiamo a donne stufe di seguire modelli stile “bambole assenti e mute” e che vogliono rompere gli schemi, ma soprattutto che sappiano giocare con la vita e con la moda stessa. Per ora ci siamo concentrate su t-shirt dal sapore eighties, che hanno come protagonista un uomo nudo con i tacchi. A breve realizzeremo capi che dal giubbino all’accessorio non potranno mancare nell’armadio di una vera girls speak”.

 

Detti tendenza sul web e per il tuo look ti affidi al tuo hair stylist Lino Sorrentino. Come è il vostro rapporto?

“Lino è un professionista che lavora sulla fisionomia della persona con grande passione, e questo fa la differenza. Come direbbe Goethe, la nostra è pura affinità elettiva”.

 

Progetti futuri?

“Tanti, sia nel cinema che nel mondo della moda, ma preferisco lasciarvi l’effetto sorpresa”.

Rara Piol

 

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