Tivoli – Lottizzazione Nathan, Mezzaroma: “Regole rispettate, attendiamo da 30 anni per costruire”

Progetto 1Nathan sì, Nathan no. La lottizzazione del gruppo Impreme prevista a Villa Adriana, a poca distanza dai confini della dimora dell’Imperatore considerata dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, ha da sempre animato il dibattito politico e da oltre trent’anni è stata spesso al centro delle tensioni tra chi è favorevole all’opera di urbanizzazione e riqualificazione dell’area e chi invece la vede esclusivamente come una colata di cemento gettata addosso al sito archeologico.

A prendere una posizione netta rivendicando il diritto a portare avanti i lavori è l’amministratore delegato del Gruppo Impreme, Barbara Mezzaroma, che è voluta intervenire chiarendo la posizione della società in merito alla lottizzazione e difendendone le ragioni.

 

 

La vicenda giudiziaria e burocratica
“In più di 30 anni – la ricostruzione fatta dalla Imprese – l’intervento ha seguito un lungo iter giudiziario e burocratico non ancora terminato; il progetto, nel frattempo, ha passato il vaglio di tutti gli Enti preposti, dalla Direzione Regionale del Ministero dei Beni Culturali alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, dalla Provincia di Roma alla Regione, fino al Comune di Tivoli.
Un percorso tortuoso culminato nel 2006 con la sentenza del Consiglio di Stato n. 2316, passata in giudicato, nella quale si afferma tra le altre cose: che il Piano di Lottizzazione originario con la variante intervenuta nel 1990 costituiscono “una lottizzazione approvata”; che la condotta dell’amministrazione comunale è stata “illegittima” perché “inerte e omissiva nonostante le richieste della Società”; e che la Impreme potrà richiedere in sede giudiziaria l’integrale risarcimento dei danni subiti per la indebita sospensione del Piano di Lottizzazione e il mancato rilascio dei titoli edilizi a partire dal 1991.

Conseguenza della sentenza è stata una transazione tra il Comune di Tivoli e la Impreme che ha portato alla presentazione di un progetto con cubature fortemente ridotte a firma dell’architetto di fama internazionale, Paolo Portoghesi. Tale transazione impegna la società a realizzare ulteriori opere di urbanizzazione per 2,3 milioni di euro oltre a quelle realizzate nel 1990 e mai collaudate dal Comune. Il nuovo intervento, dopo aver ottenuto il via libera di tutti gli Enti preposti, fu approvato a larghissima maggioranza dal Comune di Tivoli con la Deliberazione n. 74 del 6/12/2011. Ma i ricorsi presentati nel 2012 dal WWF e da Italia Nostra, oltre al commissariamento del Consiglio comunale nel 2013, hanno fatto sì che a tutt’oggi manchi ancora un ultimo passaggio: la concessione a costruire da parte del Comune di Tivoli”.

 

Imprese: “Il paradosso del rispetto delle regole e l’equivoco della Buffer Zone”

“Il paradosso – ha detto Barbara Mezzaroma – è che in tutti questi anni, pur in presenza di un diritto acquisito, il nostro gruppo non ha posato nemmeno un mattone, si è attenuto scrupolosamente a tutte le indicazioni delle autorità coinvolte e attende il via libera per iniziare lavori di un progetto che negli anni è stato molto modificato, non solo per ridurre al minimo l’impatto sul territorio, ma soprattutto per riqualificare una zona negli ultimi anni letteralmente deturpata. Noi, però, siamo accusati di essere i ‘cementificatori’. Nel frattempo all’interno della cosiddetta Buffer Zone, attorno a Villa Adriana sono sorte costruzioni di ogni tipo, molto più a ridosso del monumento rispetto a dove sorgeranno le nostre residenze”.
La Buffer Zone è una “zona cuscinetto” che, secondo le raccomandazioni dell’Unesco, dovrebbe tutelare l’area che circonda un Sito iscritto nell’Heritage List. Ed è proprio sulla presunta violazione della Buffer Zone, e sul conseguente rischio che l’Unesco tolga a Villa Adriana lo status di patrimonio mondiale dell’umanità, che insistono gli esposti che contrastano il progetto.
Gli allarmi su un’eventuale mobilitazione in tal senso da parte dell’Organizzazione di tutela derivata dalle Nazioni Unite sono del tutto infondati: semplicemente, come da prassi, a fronte degli esposti presentati dal Wwf e da Italia Nostra, l’Unesco ha inoltrato al Ministero dei Beni Culturali le sue richieste di chiarimento. Tutta la questione si fonda su un equivoco sostanziale: quelle dell’Unesco riguardo la “zona cuscinetto” sono indicazioni non vincolanti che, peraltro, non prevedono un raggio preciso entro il quale è vietato costruire.
“In quella che dovrebbe essere la Buffer Zone intorno alla Villa Adriana – ha spiegato Barbara Mezzaroma – sono già sorte altre costruzioni. ‘Residentia Tibur’ nasce anche con l’obiettivo di riqualificare la zona a tutto vantaggio proprio di Villa Adriana, ridefinendo con schermature arboree una prospettiva sostenibile del paesaggio circostante”.

Il progetto Residentia Tibur
“L’obiettivo del progetto avviato nel 2008 – ha spiegato il professor. Paolo Portoghesi – è stato fin da principio la correzione del margine dell’insediamento che si attesta su via Galli, un insediamento misto di costruzioni industriali e di unità residenziali che si presenta alla vista in modo disordinato, offrendo ai visitatori di Villa Adriana un’immagine degradata e confusa della città di Tivoli. Rispetto al progetto precedente, peraltro, sono state sensibilmente diminuite la cubatura e l’altezza massima degli edifici, che ora non supera quella dell’antico casale presente nella zona. I diversi corpi di fabbrica sono stati inoltre trasformati da rettilinei in circolari, per rendere il nuovo margine più complesso e variato e rispettare, in qualche modo, la morfologia curvilinea di Villa Adriana”.
“In accordo con il Comune – spiegano dalla Impreme – sarà realizzata un’ampia area verde lungo il margine costruito che il nuovo quartiere non avrebbe schermato: in questa zona, che affaccia direttamente verso il monumento, verrà realizzato un Belvedere orientato verso il godimento della vista caratterizzata dalla presenza di cipressi e olivi che nel XVIII secolo dettero una nuova impronta al paesaggio di Villa Adriana. Tra il Belvedere e il nuovo insediamento è previsto un altro appezzamento di circa 21.000 metri quadrati da utilizzare come orto botanico sperimentale, in cui coltivare quelle essenze che un tempo si trovavano all’interno della Villa imperiale. Su suggerimento delle Soprintendenze è infine prevista, lungo tutto il nuovo margine urbano rivolto verso la Villa – compresa la zona dei capannoni di Via Galli oltre la Residentia Tibur – una quinta arborea continua di lecci e cipressi, così da ridurre l’impatto sia delle nuove volumetrie sia delle preesistenze – e dare al nuovo margine urbano un carattere ordinato e gradevole. Carattere basato sull’integrazione tra la vegetazione e l’architettura, che nel nuovo insediamento abbandonerà le tipologie a cinque-sei piani della vicina periferia, adottando come tipologia la casa in linea a tre piani, presente in tutto il centro storico di Tivoli”.
“Ho accettato con piacere – ha spiegato l’architetto Paolo Portoghesi – l’incarico di studiare la variante a un preesistente progetto per il complesso residenziale Residentia Tibur, anche perché avevo già ampiamente constatato la disponibilità dell’Impreme a promuovere la ricerca della qualità architettonica. La progettazione è avvenuta in pieno accordo nelle diverse fasi con la Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e quella Archeologica, seguendo le tutti i vincoli e le prescrizioni che ci sono stati dati, anche in funzione dei saggi archeologici effettuati, che hanno permesso lo scavo dei resti di una villa romana, per la quale è previsto un percorso didattico”.

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