Monterotondo – Bullismo e internet, a lezione di legalità con la Polizia

Educare alla legalità, mostrare i rischi e i pericoli di alcuni comportamenti per prevenire violenze e abusi. Se ne è parlato durante l’incontro conclusivo del Progetto di Educazione alla Legalità, tenutosi dalle 10 alle 12 di mercoledì 14 Maggio, presso la palestra auditorium dell’Istituto Comprensivo “Raffaello Giovagnoli” di Monterotondo. L’incontro, rivolto alle classi terza della scuola secondaria di primo grado, ha visto come relatori il personale della Questura e del Compartimento della Polizia Postale di Roma, assieme alla presenza del comico Roberto Ciufoli in veste di membro dell’associazione Testedialkol e con il patrocinio del Comune di Monterotondo.

 

Gli interventi

DSCN2790“Prendetelo come un momento in cui adulti che vi vogliono bene vogliano parlarvi di alcune cose importanti” ha spiegato Teresa Barletta, dirigente scolastico dell’istituto, avvertendo i propri alunni che “se la curiosità predomina sull’intelligenza, può essere pericoloso”.

“Il progetto alla legalità deve attirarci, non spaventarci – ha proseguito Gioia Nanni, Sostituto Commissario della Questura di Roma -. Abbiamo bisogno delle istituzioni, delle scuole, ma sopratutto dei ragazzi che sono le sentinelle, gli occhi che possono testimoniare atti di bullismo e cyberbullismo”.

Essendo un incontro rivolto alle scuole, il tema del bullismo giovanile è stato trattato ampiamente, ponendo particolare attenzione su come i social network, se usati in maniera errata, possono trasformarsi in persecuzioni perfino più subdole e pericolose rispetto ai più tradizionali scherzi da corridoio, dando vita ai cyberbulli, ossia i Bulli che agiscono tramite internet.
Roberto Ciufoli, comico della “Premiata Ditta”, con un simpatico aneddoto ha fatto riflettere i ragazzi sulla differenza tra uno scherzo e un atto di bullismo: “Sono tifoso della Roma. Mi piace giocare a calcio, ho giocato a Monterotondo con la Nazionale Attori. Pino Insegno, amico e collega, è tifosissimo della Lazio. Durante un derby eravamo al teatro Vittorio al Testaccio, quartiere romanista. La Roma vince. Usciti dal teatro, la moto di Pino si trovava sopra un albero, avvolta nella carta igienica. I responsabili, dopo aver visto la faccia di Pino, hanno rimesso tutto a posto, e la moto era bella come prima. Ora, lo scherzo è bello sul momento, poi basta. Il fastidio di un bullo dura invece tutto l’anno, è un ronzio, e durando a lungo smette di essere uno scherzo e diventa un fastidio”. Agli applausi che ne sono seguiti, Ciufoli ha aggiunto “L’applauso fatelo quando impedite a un bullo di fare il prepotente, fatelo sentire solo”.
“Il bullo è forte perché è spalleggiato da altri, la vittima è sola – ha commentato Roberta Cacalloro, assistente capo della Polizia di Stato della Questura di Roma -. Il bullo è mitizzato e il suo continuo infastidire ha conseguenze psicologiche. Facendo gruppo, difficilmente un bullo insiste, e l’aiuto deve essere chiesto ai genitori e alle forze dell’ordine”.

I pericoli che si nascondono dietro il monitor
Ma quando il bullismo si sposta sui social network, spesso lontano dagli occhi di chi vuole bene ai ragazzi, cosa succede? La situazione peggiora. Una volta tornati a casa da scuola, l’atto del bullismo terminava nella sicurezza delle proprie mura domestiche. Oggi invece continua sui social network, vere porte sul mondo intero, dove la vessazione continua, condivisa tra omertà e silenzi, infierendo sempre più sulle vittime. Ne sono esempi i casi di Amanda Todd e Andrea, conosciuto come il “ragazzo con i pantaloni rosa”, sfociati in suicidi.

Gli studenti si fanno attenti e partecipi, dimostrando di conoscere le vicende citate, mentre Roberto Giuli, Sostituto Commissario del Compartimento della Polizia Postale di Roma, spiega ai ragazzi i pericoli che si celano dietro la rete e come, spesso a causa dell’ignoranza, anche un atto scherzoso possa trasformarsi con un click in un reato: “Nel campo delle telecomunicazioni, non sono i genitori, ma i ragazzi a fare le regole. Sono nati con lo smartphone in mano. Viviamo in un mondo di regole, come attraversare sulle strisce, non rubare, non fornire informazioni personali sul web, non prevaricare il più debole. Tutto ciò che facciamo sul web ha delle conseguenze. Il web è anonimo, come avviene sul sito ask.fm, che non a caso negli Usa è il primo step per essere bulli, oltre ad essere un atto di vigliaccheria e debolezza: su ask si ha una platea enorme pronta a ridere, ma non ci si espone. Ora, non rispettare una regola, o violare una norma, produce una conseguenza. Dopo un click non si può tornare indietro: della mia attività resta sempre una traccia, anche se usassi un profilo falso. Se accadessero reati, i gestori dei siti invierebbero alla Polizia i dati: quindi, un vero anonimato non c’è, devo sempre rispondere di quello che faccio. Infatti, quando mi collego al provider, mi viene fornito un indirizzo ip unico al mondo, che funziona come una targa automobilistica: mi identifica. Qualsiasi attività io faccia su un sito, resta la mia traccia. Quindi non è impossibile identificare chi commette reati in rete. Se io caricassi una foto senza il consenso del soggetto ritratto, andrei contro la legge: quella foto, una volta caricata in rete, non potrà mai essere levata del tutto, e con la condivisione potrebbe arrivare in poco tempo anche all’altro capo del mondo. E se succedesse qualcosa, io ne sarei il responsabile. Quindi, in conclusione, sul web c’è un indebolimento dei principi etici, ma è un illusione: perché le regole esistono e vanno rispettate”.

 

Il punto della situazione a Monterotondo
DSCN2798Nella parte finale della conferenza anche una testimonianza importante, quella di Alessandro Vattimo  responsabile del Servizio Educativo di Strada, che con poche parole riesce a dare ai ragazzi, ma anche agli adulti presenti, un quadro della situazione eretina in merito ai fenomeni di bullismo “Educazione di Strada incontra i ragazzi nei luoghi d’aggregazione giovanile, proponendo attività e confronti, e quest’anno la scuola ci ha invitati ad un laboratorio sul cyberbullismo. Esperienze come quelle di Amanda Todd si stanno sentendo anche a Monterotondo. In ogni classe si conosce almeno una persona vittima di cyberbullismo. Un approccio più consapevole a internet può tutelarci, e ci vuole sempre la fiducia nel prossimo per comunicare il disagio.”

“Questo è il settimo anno che riproponiamo il progetto sulla legalità – spiega la preside Barletta – ogni anno tendiamo a dargli un taglio diverso, mantenendo centrale il tema della legalità. Ad esempio tre anni fa abbiamo parlato della mafia, avendo come ospite il giudice Giuseppe Ayala. Questo progetto lo proponiamo ai ragazzi delle terze perché, da questi incontri, nascono sempre dei buoni prodotti che i ragazzi portano poi agli esami di stato e agli eventi dell’Associazione Frammartino”.

Come ripetuto più volte nella conferenza, il futuro è nelle mani di questi ragazzi: e dove c’è cultura, c’è anche speranza.

Eugenio Nizzo

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