Monterotondo – Lettera aperta dei dirigenti scolastici dei quattro istituti comprensivi eretini

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Abbiamo discusso molto, nei mesi scorsi, sul tema dell’integrazione scolastica. Intanto, perché il fenomeno è così in crescita? Cioè, perché sono così in aumento gli alunni per i quali occorre pensare alla presenza di un AEC?  Perché il Comune deve spendere questi soldi (circa 700.000 euro) se ci sono già i docenti di sostegno? . Non potrebbero essere usati meglio, per fare altro?
E poi, che significa in realtà “integrazione scolastica”?
Qualcuno addirittura si aspetta che un investimento così consistente faccia guarire quegli alunni in grave difficoltà (autismo, ADHD, disturbi del comportamento o della personalità) per i quali la legge 104 del ’92 prevede che, oltre ad avere il docente di sostegno a supporto delle attività didattiche, siano affiancati da una figura specialistica – il cosiddetto AEC – con il compito di facilitare le relazioni con docenti e compagni. E su questo (cioè, se e quanto migliorano gli alunni) vorrebbe addirittura valutare l’opportunità della spesa.
In realtà si è parlato anche di altro. Da molti anni infatti (certo più di dieci fa, per iniziativa del Sindaco Lupi) il Comune di Monterotondo ha deciso di delegare alle scuole il compito di gestire il servizio dell’integrazione scolastica individuando le Cooperative, le Associazioni o direttamente gli educatori da affiancare agli alunni che ne hanno bisogno.
L’Accordo di Programma con gli Istituti Comprensivi è stato rinnovato almeno tre volte, senza nessuna difficoltà; ora invece più di qualcuno, dentro l’Amministrazione, sta pensando di tornare ad una gestione diretta: perché si spende troppo – sentiamo dire – e occorre “risparmiare”, con affermazioni che, implicitamente, sollevano dubbi sulla capacità dei Dirigenti Scolastici di verificare il bisogno reale, di attivare procedure corrette per selezionare la Cooperativa o gli educatori, di vigilare sui risultati che derivano dall’ingente investimento di fondi comunali. Ma siamo o no Dirigenti dello Stato, che rispondono direttamente delle loro azioni? Penalmente e civilmente. Qualcosa non torna se qualcuno la pensa diversamente!
A pochi giorni dalle elezioni ci preme allora esporre il nostro punto di vista su questo argomento per lasciarlo alla memoria del Sindaco che verrà.
Erano i primi anni 2000, e sembrava che il Comune volesse valorizzare l’autonomia appena riconosciuta alle scuole (un’autonomia iscritta nell’art. 21 della Legge 59/97, di valore Costituzionale): oltre all’Accordo per l’integrazione si andava elaborando un Protocollo di Intesa (sottoscritto dal Sindaco Alessandri, allora assessore) che affidava alle scuole anche la gestione delle utenze, l’acquisto degli arredi, la piccola manutenzione prevedendo addirittura un contributo (mai erogato) per la gestione amministrativa, visto che il Comune risparmiava in personale. I Dirigenti Scolastici accolsero volentieri il sovrappiù di lavoro – e di responsabilità – che derivava da questo decentramento perché, pur attenendoci al budget che il Comune metteva a disposizione, avevamo intravisto (con l’affidamento diretto dei processi per l’integrazione) la possibilità di rispondere in modo più efficace e più coerente ai bisogni sempre maggiori che vedevamo crescere nelle nostre classi; di affidare il servizio in tempi più rapidi; di assumere il personale, sempre qualificato, in funzione della specifica disabilità da supportare; di integrare più facilmente il lavoro degli educatori con quello dei docenti (ricadendo gli uni e gli altri nella responsabilità del Dirigente Scolastico) in ogni classe e tra le classi; di sviluppare un servizio sempre più vicino alle famiglie rispondendo anche alle loro esigenze, pur nel rispetto delle norme istituzionali.
Ne è derivata un’esperienza ricca e complessa, che si è consolidata negli anni; che ha imparato dagli errori inevitabili in cui ci siamo imbattuti, prodiga di attività a supporto delle classi e delle persone – alunni, docenti, genitori, di grande validità educativa e sociale che, pur nella diversità delle forme utilizzate dalle scuole (affidamento a Cooperative, contratti Co.Co.Pro), ha elaborato modalità innovative per rendere gli educatori non più i custodi dell’handicap fuori dall’aula, ma soggetti professionalmente vivi e partecipi della progettazione educativa e didattica, che supporta l’inclusione di tutti nei processi educativi e didattici, che consente ai docenti e agli educatori di integrare punti di vista diversi nell’unico interesse dei bambini loro affidati, anche se non “guariscono” per la presenza degli educatori. Finora, il Comune è stato il primo sponsor di questo processo; il Sindaco e l’Assessore di riferimento hanno dato un impulso efficace allo sviluppo del servizio.
Non sappiamo cosa accadrà domani. Pensiamo però che modificare questa realtà, azzerando l’esperienza che l’ha prodotta, nella presunzione che sia superfluo spendere soldi per garantire il servizio dell’integrazione scolastica; che dell’integrazione si possa fare a meno (come se non fosse una legge dello Stato) o che possa essere fortemente ridotta ignorando la rilevazione dei bisogni comunicati dalle ASL e da tutti coloro che seguono i nostri ragazzi; che si possa risparmiare attraverso una gestione centralizzata del servizio; tutto questo rappresenterebbe – a nostro parere – un grave passo indietro nella rendicontazione sociale e la cancellazione delle molte professionalità che sono cresciute in questi anni.
Ci auguriamo che non accada.

I Dirigenti Scolastici:Teresa Barletta (I.C. Giovagnoli)Salvatore Cannatà (I.C. Buozzi)Mirella Galluzzi (I.C. Campanari)Caterina Manco (I.C. eSpazia)

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