Corcolle – “Caccia all’immigrato”, una raccolta firme per chiudere i centri d’accoglienza

Seconda serata di passione a via Polense, quella di lunedì 21 settembre, in cui una riunione dell’associazione Made in Corcolle ha visto, inaspettatamente, la partecipazione di moltissime persone. Un incontro organizzato per avviare la raccolta firme messa in piedi per chiedere la chiusura del centro di accoglienza appena aperto nel quartiere e chiedere maggiore sicurezza su tutto il versante, con un occhio attento anche alle altre strutture presenti in zona, partendo da Colle Cesarano. La “paura dello straniero” pare non si sia quindi placata. E in una sola sera sono state raccolte già circa 400 firme.

L’aggressione alle due autiste delle linee Atac 042 e 508 hanno scatenato un qualcosa che sarà difficile da contenere. La gente è esasperata e punta il dito unicamente contro gli ospiti dei centri d’accoglienza. Un’accusa che ha portato al triste linciaggio di domenica scorsa contro tre ragazzi di origine africana che passavano da via Polense, nel momento sbagliato. E da quella sera il quartiere è costantemente monitorato dagli agenti della Polizia di Stato. Sorveglianza presente soprattutto nei pressi del nuovo centro d’accoglienza, gestito dalla cooperativa sociale Domus Caritatis. Una palazzina di proprietà privata riconvertita in fretta e furia per ospitare 40 uomini di origini siriane e sub sahariani arrivati in Italia la scorsa settimana.

“Il presidente Scipioni ci ha detto che entro una settimana si risolverà il problema, e il centro verrà chiuso – dicono dall’associazione – se così no sarà, andremo direttamente in Campidopglio con le firme raccolte”. “Sono pronto a trovare una struttura alternativa dove poter sistemare queste persone – dice a Tiburno Marco Scipioni, presidente del VI municipio -. Il nostro territorio ha già dato. Abbiamo numerosi centri di accoglienza che ospitano quasi il 60% dei richiedenti asilo presenti su tutta Roma e quello che Prefettura e Campidoglio stanno facendo è portare i cittadini all’esasperazione, con il rischio di un vero e proprio scontro sociale”. “I ragazzi del centro sono arrivati solo tre giorni fa e non sono coinvolti nell’aggressione dell’autista – dice Paolo Berti, responsabile del centro d’accoglienza di Corcolle per la Domus Caritatis -, siccome sono ancora sprovvisti del permesso provvisorio, non sono usciti da qui se non in piccoli gruppi da due o tre persone e solo per andare al bar qui vicino”.

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