Lo sai che.. che un cimelio di Tivoli è custodito in un noto museo di Milano

Grazie a Roma, in particolare all’opera di alcune delle autorità civili e religiosi che si sono succedute nelle cariche più ambite della capitale,  Tivoli può fregiarsi di meraviglie come Villa Adriana, edificata dall’imperatore omonimo, di Villa d’Este restaurata dal cardinale Ippolito, membro della curia pontificia romana in epoca rinascimentale, del Mausoleo dei Plauzi a Ponte Lucano e di Villa Gregoriana, quest’ultima voluta da Papa Gregorio XVI.

Grazie a Tivoli, Roma ha conosciuto le proprietà salutari delle acque albule, la solidità del travertino, materiale con cui sono stati costruiti importanti edifici romani (su tutti il Colosseo e il Pantheon) e, in epoca più recente, la corrente elettrica continua, una scoperta tecnologica destinata a rivoluzionare molteplici aspetti della vita quotidiana e dell’organizzazione del lavoro.
Era il 4 luglio 1892, il giorno in cui il segnale elettrico generato dalla centrale dell’Acquoria percorsa la linea lunga 28 km che separava Tivoli e Roma, raggiungendo una stazione posizionata nei pressi dell’attuale Via del Policlinico per poi essere ridistribuita e convogliata negli impianti di illuminazione pubblica e in alcune abitazioni private presenti nelle vicinanze.
Il “miracolo” si era compiuto, una pagina importante della storia italiana era stata scritta. Grazie alle centrali idroelettriche di Tivoli, l’Italia stava sperimentando quel progresso tecnologico-industriale già conosciuto, nell’Ottocento, da Inghilterra, Germania e Francia.  Un evento, dunque, di notevole importanza che merita di essere ricordato e celebrato negli anni. Ancora oggi una lapide  commemorativa si trova a Via del Policlinico mentre uno dei protagonisti concreti di quello storico giorno è ancora visibile ai contemporanei. Di cosa si tratta.? Ovviamente di uno dei pali elettrici attraverso i quali il segnale elettrico ha raggiunto la capitale.
Il cimelio tiburtino, con i suoi 125 anni di età, svetta fiero e ben conservato tra gli oltre 16mila beni storici conservati nel Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano dedicato a Leonardo da Vinci. L’esposizione museale, inaugurata nel 1953, si estende per oltre 50.000 metri quadrati nei locali appartenenti, in passato, al Monastero di San Vittore al Corpo ed  è considerata una delle più prestigiose nel settore di tutta Europa.
Al suo interno ci si può imbattere nella “Galleria Leonardo da Vinci”, una collezione di macchinari costruiti a partire dai disegni avveniristici dello stesso Leonardo, nel sottomarino Enrico Toti, il primo realizzato in Italia e ubicato all’esterno del museo e in altri oggetti significati del progresso tecnologico italiano come la Centrale Termoelettrica Regina Margherita, una sezione del Rilevatore A1 con il quale il premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia, scoprì le particelle elementari, il Continuus Properzi un macchinario che consentiva la produzione di fili di ferro a partire da materiale fuso e un Macchi 205 V, lo stesso velivolo utilizzato nelle operazioni militari aeree della seconda guerra mondiale.
Il museo accoglie oltre 500mila visitatori ogni anno. Turisti, appassionati di tecnologia, scolaresche, ai quali quel palo alto oltre tre metri con ancora fissate le giunture in ferro per sostenere i cavi elettrici, ricorda che Tivoli, oltre un secolo fa, è stata protagonista di un evento definito, negli anni ’30, dalle prime edizioni dell’Enciclopedia Treccani come “la realizzazione tecnologica più importante al mondo”

 Alessandro Bianchi

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