Sfida nell’Olimpo della vela Alla World Cup di Marsiglia Maria è l’atleta più giovane

Ambiziosa e determinatissima, Maria per il futuro non ha paura di puntare in alto: le prossime sfide sono il campionato europeo in Polonia a luglio, laurearsi in Filosofia a Tor Vergata e entrare nella squadra azzurra per le olimpiadi di Parigi 2024. Missione impossibile? “Niente è impossibile” risponde, anche se a volte non è facile perchè gareggiare a questi livelli significa vivere una vita diversa da quella di tutti i suoi coetanei. Ma ad essere normale non ci pensa nemmeno: “Sai che noia!”, dice con una risata.
Maria al “World cup” di Marsiglia partecipano solo i migliori del mondo, come hai reagito quando hai saputo che eravate stati selezionati?
Lo abbiamo saputo “all’ultimo”, all’inizio di maggio ad appena un mese dalla gara. È stata una sorpresa bellissima, io e il mio compagno di equipaggio abbiamo subito disdetto tutti gli altri impegni e la partecipazione alle altre gare e prenotato aereo e hotel per Marsiglia.
Eravate i più giovani, cosa hai riportato a casa da questa esperienza?
Già essere lì significava realizzare un sogno, è stato un onore gareggiare con atleti olimpici come l’argentino Santiago Langue (51 anni) medaglia d’oro a Rio 2016 nella disciplina “Vela Macro 17” e con gli italiani Ruggero Tita (25 anni) e Caterina Banti (30) una squadra fortissima che ha vinto anche questa regata. Come ogni gara mi ha insegnato tanto, mi ha fatto capire i punti deboli su cui devo lavorare di più.
Era la prima volta che partecipavi a una regata mondiale?
Non era la mia prima competizione mondiale: avevo partecipato all’ISAF Youth Saling World Championship in Malesia nel 2015 e in Nuova Zelanda nel 2016, che sono gare giovanili under 23. Ma questa è stata la prima volta che partecipo a una World Cup, nella categoria olimpica.
Chi vuoi ringraziare per esserti stato vicino?
I miei genitori, Flora Batelli e Marco Giubilei che mi sostengono sempre, vedono tutte le mie gare online tramite un programma che traccia le barche con il GPS e consente di seguire la regata da casa. Un grazie va anche al mio allenatore Matteo Nicolucci senza il quale non sarei mai arrivata a questo livello.
Che barca usate per le competizioni e che velocità raggiungete durante la gara?
Noi gareggiamo nella più veloce delle classi olimpiche quella con il Catamarano Nacra 17 Foil, una barca con 3 vele che praticamente “vola sull’acqua” raggiungendo i 25 nodi (circa 50 km/h ndr) quando c’è tanto vento. Il mio compagno è il timoniere e io sono il prodiere, regolo tutte le vele in base all’andatura e al vento, il mio è il ruolo più faticoso fisicamente e anche molto difficile.
La vela è uno sport inusuale a Tivoli, lontana dal mare. Come ti sei avvicinata a questo sport?
I miei genitori (papà tiburtino e mamma napoletana), amano il mare e sono appassionati di barca a vela, abbiamo un catamarano che usiamo durante le vacanze estive. Sono stati loro a far innamorare me e mio fratello Andrea di 15 anni, a questo bellissimo sport.
Quanti giorni a settimana ti alleni?
La vela è uno sport completo che richiede potenza e resistenza, le gare sono estenuanti, bisogna tirare le cime e correre continuamente. Mi alleno 20 giorni al mese in mare e sono seguita da un preparatore atletico per rafforzare la struttura muscolare con gli esercizi a terra.
Chi è Maria quando non è sulla barca a vela?
Non esiste! (ride ndr) A “terra” senza allenarmi passo davvero pochissimo tempo. Quando sono libera studio per recuperare le lezioni perse all’università, ad aiutarmi c’è il fatto che mi piace molto la filosofia, l’ho scelta per passione. Sono anche appassionata di musica, da bambina ho fatto 3 anni di conservatorio e suono la chitarra, adoro il rock e la mia band preferita sono i Muse.
Hai mai pensato di mollare per avere “una vita normale”?
È vero che con gli allenamenti e lo studio è dura avere una vita normale, vedo poco i miei amici anche se so che posso contare sempre su di loro. Però non penso che saprei vivere lontano dal mare, sono cresciuta facendo tante cose, non so se riuscirei ad essere una ragazza normale, a studiare e basta, penso che mi mancherebbero troppo le emozioni che mi da la barca a vela, mi annoierei.
Cosa ti ha insegnato la vela?
Ad essere responsabile e ad organizzarmi, perché ad esempio se mi bocciano a un esame all’università so di non avere tempo per riprepararlo. Mi ha insegnato anche a rapportarmi con ogni tipo di persona in diversi ambienti, a divertirmi in modo sano senza avere bisogno di “sballarmi” come tanti ragazzi della mia età.
Cosa significa per te questo sport?
In questo momento è la mia vita, vorrei che fosse anche il mio lavoro per il futuro. è anche il mio luogo di pace interiore: non c’è nulla di più bello per me della sensazione del sole il mare e il vento quando sono a bordo.
Come è essere un’atleta donna nel mondo della vela? Che messaggio vorresti dare alle bambine e ragazze che vorrebbero iniziare questo sport?
Ci sono tante persone che pensano che sia uno sport maschile perché richiede una struttura muscolare molto forte. In realtà non ci sono differenze nette, ci sono molte campionesse e soprattutto ci si diverte allo stesso modo. Per le piccole l’unico consiglio è se vi piace iniziate! Soprattutto per i piccoli è molto diverte, un gioco bellissimo che ti insegna a crescere.  
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
La prossima tappa è il campionato europeo in Polonia a luglio, mentre ad agosto abbiamo un’altra gara mondiale in Danimarca nella quale verranno scelte le nazioni che comporranno la delegazione europea per le olimpiadi di Tokyo 2020. Parteciperanno 5 equipaggi italiani, speriamo di portare a casa un buon risultato affinchè gli azzurri rientrino nella delegazione olimpica europea.

 

di Elena Giovannini

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