Video – 5 dicembre operazione “TIBUR SUPERBUM”

L’indagine aveva già cristallizzato l’esistenza di un sodalizio criminale profondamente radicato e pericoloso, operante nell’area est della provincia, dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Capo e promotore indiscusso di detto sodalizio denominato convenzionalmente “Cosa Nostra Tiburtina” era Giacomo Cascalisci, il quale dopo essere stato arrestato nell’ambito delle pregresse esecuzioni cautelari dell’8 marzo scorso, è poi deceduto nel corso della detenzione, nell’agosto 2018, presso il carcere di Torino “Le Molinette”.

 

Dopo le indagini e gli arresti dello scorso marzo a Tivoli si era creato un vuoto che qualcuno stava cercando di riempire e, complice lo stato di detenzione di pregiudicati di spessore quali  Cristian D’Andrea e Massimo Piccioni, non impediva al gruppo di tentare una riorganizzazione intorno ad altri appartenenti al sodalizio non arrestati in precedenza. Era stato infatti creato un gruppo di pusher, tutti italiani e preparati a “controllare il territorio”. In seguito a momentanee scarcerazioni intervenute in favore di alcuni appartenenti al sodalizio, conformemente alle nuove risultanze investigative, venivano emesse ulteriori ordinanze cautelari per tre dei nove indagati. Un’egemonia che interessava l’intera Valle dell’Aniene e che seminava il panico a mezzo di rappresaglie quali sfregi al volto e danneggiamenti a mezzo fuoco, appariva nuovamente evidente nonostante il decesso del leader storico, così come appariva evidente la volontà di riorganizzare e proseguire le attività illecite del sodalizio grazie agli affiliati che non erano stati colpiti dalla misura cautelare della primavera scorsa.

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Le complesse indagini hanno consentito sino all’esecuzione di tale ultima ordinanza odierna di operare complessivamente in totale da marzo a oggi: 27 arresti in flagranza di reato, 39 ordinanze di custodia cautelare in carcere, molteplici sanzioni amministrative ex art. 75 del DPR 309/90 ed il sequestro di ingente quantitativo di stupefacente del tipo marijuana, hashish e cocaina, nonché di una pistola. Le indagini consentivano inoltre di far luce su di una serie di aggressioni perpetrate dal sodalizio in danno di debitori e rivali che gli consentivano di affermarsi sul territorio, nonché di dimostrare come l’organizzazione continuasse ad operare anche soffrendo dello stato di detenzione dei suoi leader storici. Gli arrestati si trovano a Regina Coeli a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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