Michele, centauro dalla pelle dura e il cuore tenero

“A 74 anni non rinuncio alle emozioni che mi dà la mia Yamaha Drag Star”

 Michele Mercurio è nato a Triggiano in provincia di Bari ma da ormai 70 anni vive a Tivoli. Classe 1945, è sposato con Annamaria Salucci, con la quale ha avuto due figli, Jonathan e Samantha. È grazie a quest’ultima che Michele è anche diventato nonno dei piccoli Daniele e Nadia. In pensione da qualche anno, in passato ha fatto l’autotrasportatore, oggi è un marito e un nonno quasi a tempo pieno. Quasi, perché la passione per le moto e i motori non è ancora svanita, e tutt’oggi Michele sprinta sulla sua Yamaha per le strade della città, prendendo parte anche ai vari raduni di moto in giro per l’Italia. Deciso, socievole e rispettoso di tutti, del suo animo biker ha fatto uno stile di vita.

Barba bianca lunga e curata, la giacca di pelle compagna di mille avventure sempre a portata di mano. Un aspetto da duro ma un cuore da tenero, scalfito anche dal passare inesorabile del tempo. Se si potessero mandare indietro le lancette per rivivere le emozioni passate e ricominciare da capo, Michele lo farebbe sicuramente. Lui è un bikers convinto, uno di quelli che nella vita ha macinato chilometri senza fermarsi praticamente mai. Ha girato l’Italia in sella alla sua moto, ascoltando il rombo del motore e ammirando paesaggi. È stato un Harleysta prima di convertirsi alla Yamaha Drag Star. Siamo andati a trovarlo a casa sua, dove ci ha mostrato alcuni cimeli e raccontato la sua storia.

Ciao Michele, come nasce la tua passione per le moto e per i motori?
Non c’è un episodio in particolare. Avevo questa passione fin da piccolo. Mi attraevano le moto, ma soprattutto quello che c’era attorno a questo mondo. Ho iniziato a frequentare convegni e raduni di bikers a 25 anni. Era il mio modo per isolarmi da tutto il resto. Poi ho comprato anche la mia prima moto, una Honda sempre sullo stile americano e da quel momento non ho più smesso di salire in sella.

Quante moto hai avuto?
Ne ho avute tre. Dopo la Honda ho comprato una Harley Davidson 1100 cc, poi sono passato nel 2002 alla Yamaha, la mia attuale moto. È una XVS 650 Drag Star. Assomiglia alle vecchie Harley. Con questo colore grigio molto particolare, la produssero soltanto quell’anno. È un’edizione limitata. Appena l’ho vista me ne sono innamorato e ho deciso subito di prenderla.

Quali sono le sue peculiarità? Su strada è una moto molto riposante, non è “nervosa”. Nonostante questo è capace di raggiungere tranquillamente anche i 150 km/h. È molto pesante, circa 3 quintali e mezzo. È difficile da portare nelle strade piccole, questo tipo di moto hanno poco sterzo. Però in autostrada va una meraviglia, sembra che cammini da sola. Ci ho fatto più di 1000 km in un solo giorno e nonostante tutte le avventure passate, non mi ha mai dato problemi.

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Hai dovuto fare dei sacrifici?

All’inizio si, soprattutto per comprare la prima. È costoso mantenere una moto così. Quando l’acquisti ha solo le parti principali con il telaio. Poi tutti gli accessori, i fari, le borse, devi comprarli a parte. È una bella spesa.

Cosa provi quando sali in sella?
Di tutto. È un mix incredibile di emozioni. La cosa che amo di più è fare l’autostrada sotto la pioggia. Mi è capitato di fare lunghi viaggi anche sotto la grandine. A me è sempre piaciuto così, sarò matto, ma per me era il massimo. Ora ho la polmonite cronica da alcuni anni proprio per questo.

Hai avuto anche una Harley Davidson. Cosa distingue questo marchio?  Harley Davidson è stata la prima ditta a fare questo tipo di motociclette. Cominciarono nei primi anni del 1900. Ora è un marchio affermato al quale è riconducibile un vero e proprio stile di vita. È diventata quasi una religione. Da un po’ di anni però la Yamaha ha soppiantato l’Harley. A partire dagli anni ’80 hanno cominciato a risparmiare sui materiali abbassando i costi di produzione e di conseguenza si è abbassata la qualità. Se mi chiedessero di cambiare moto non lo farei mai.

Michele, perché i bikers hanno questo stile così particolare? Condividiamo uno spirito comune. È un modo per identificarci fra di noi. La mia barba folta è riconducibile a questa passione per le moto, e in parte anche al mio lavoro. Facendo l’autotrasportatore capitava di rimanere fuori anche una settimana, era difficile trovare un momento per tagliarsi la barba. Te la facevi spesso in mezzo alla strada. Alla fine ho deciso di farla crescere e non l’ho più tagliata.

E l’abbigliamento? Le giacche di pelle sono la prima cosa che si nota in un biker insieme al cinturone. Ogni giacca racconta una storia attraverso le varie patch cucite. Tutte hanno un significato, spesso sono ricordi della partecipazione ai raduni. Poi ci sono diversi simboli come ad esempio la croce di ferro che sta a significare la lealtà, l’onore e il dovere del chopper. È proprio un segno distintivo dei bikers. Le borchie invece non mi sono mai piaciute.

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Hai partecipato a tanti raduni?
Ho preso parte a migliaia di raduni, ogni fine settimana partivo. Ho girato tutta l’Italia e sono arrivato addirittura in Austria. Anni fa si partiva attrezzati con la propria tenda e si dormiva sul posto che si visitava.

Al mondo dei centauri di solito si riconducono anche iniziative di beneficenza. Tu hai mai partecipato?
Sempre, soprattutto quando si tratta di bambini. Se ci sono ragazzi che stanno male cerchiamo di racimolare il più possibile per pagargli le spese sanitarie. Una volta abbiamo aiutato un bambino che doveva operarsi in America e non aveva le possibilità economiche. Portiamo anche regali negli ospedali o negli orfanotrofi a Natale e il giorno della Befana. Tutto frutto di quello che riusciamo a comprare o a ricevere durante i raduni.

La tua famiglia ha rispettato questa tua passione?
Chiaro che non è stato facile per loro, ma non mi hanno mai ostacolato. Nessuno della mia famiglia si è però appassionato come me. Questa è una cosa che devi avere dentro.

Sei mai andato in America?
No, ho paura dell’aereo. Mi sarebbe piaciuto andare a fare la Route 66, ma non ho potuto. Una notte da bambino feci un brutto sogno sugli aerei che mi è rimasto impresso. È un sogno irrealizzato. Se avessi potuto ci sarei andato con la nave (ride ndr).

Quote rosa in moto, ne hai conosciute molte?Tantissime, sono sicuramente in aumento. Pensa che la Federazione Motociclisti Italiani assegna dei premi a chi partecipa a più raduni percorrendo più chilometri, e qualche anno fa vinse proprio una ragazza di Viterbo. Si era classificata prima nella graduatoria che viene stilata a fine anno.

Hai altre passioni oltre alle due ruote?
Sono anche un numasmatico e un filatelico. Fin da giovane scrivo delle Filatelie Tematiche, ho fatto più di dieci libri. Colleziono francobolli e poi, dandogli un ordine logico ci costruisco sopra una storia. Ho sempre avuto questa passione per la scrittura.

Michele, che voto daresti alla tua vita?
Un dieci. Mi sono tolto la maggior parte degli sfizi, penso di aver fatto anche troppo. È stata una vita intensa vissuta a pieno, con tanti chilometri alle spalle. Non cambierei niente di quello che ho fatto. Questa passione per le moto e per la strada mi ha condizionato a livello di salute, però rifarei tutto altre mille volte.

di Valerio De Benedetti

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