GUIDONIA – Da rudere a “reggia”, risarciti gli occupanti della casa cantoniera

La Provincia condannata a pagare 81 mila euro agli eredi di Angelo Chiari detto “Il Sardo”: in 31 anni ha valorizzato il fabbricato di via Casal Bianco a Colle Giannetta

Era stata occupata negli anni Ottanta e da un rudere che era fu trasformata in una villa. Oggi la casa cantoniera al chilometro 7,500 di Via Casal Bianco in località Colle Giannetta torna in possesso della Città Metropolitana di Roma ma soltanto dopo aver risarcito agli occupanti più di 80 mila euro spesi per la sua ristrutturazione e valorizzazione. Lo stabilisce la determina 4571 firmata il 14 novembre dal Direttore del Dipartimento Pianificazione territoriale generale della ex Provincia di Roma Giampiero Orsini. Con l’atto viene disposto il pagamento di 41.501,35 a favore di Maximina Marlene Barco, vedova di Angelo Felice Chiari detto “Il Sardo”, il robivecchi conosciuto da tutti a Guidonia deceduto lunedì 16 gennaio 2017 all’età di 61 anni al policlinico “Umberto I” di Roma. La somma rappresenta il 50% dell’importo totale di 81.307,15 riconosciuti dal giudice del Tribunale Civile di Tivoli Annamaria Di Giulio nella sentenza 325/17 emessa il 22 febbraio 2017, a poco più di un mese dalla morte di Chiari, per cui l’importo verrà diviso tra gli eredi, ossia la moglie e il figlio Ivan avuto da una precedente relazione. Si conclude così una storia di occupazione trentennale e di un contenzioso che la Città Metropolitana di Roma Capitale in qualità di proprietaria intraprese nel 2012 davanti al Tribunale Civile di Tivoli con una azione di rivendica nei confronti del “Sardo” che a sua volta in via riconvenzionale richiese la condanna dell’ex Provincia al pagamento delle migliorie apportate sull’immobile. Migliorie riconosciute nel corso del giudizio da una consulenza tecnica d’ufficio commissionata dal giudice Di Giulio che al tempo stesso riconobbe la piena proprietà alla Città Metropolitana di Roma Capitale condannata tuttavia al pagamento delle spese di ristrutturazione sostenute da Chiari. A distanza di due anni da quella sentenza, il 22 febbraio scorso Maximina Marlene Barco attraverso l’avvocato Augusto Colatei aveva protocollato il verdetto in forma esecutiva alla ex Provincia, quindi il 30 agosto aveva presentato il precetto di pagamento da 41.501,35 e infine il 29 settembre aveva notificato l’atto di pignoramento presso terzi per una somma pari a 62.252,03 citando l’Ente davanti al tribunale dell’esecuzione di Tivoli all’udienza del 4 novembre scorso. A quel punto il Direttore Giampiero Orsini ha firmato la liquidazione dell’importo, considerando che il Dipartimento Viabilità ha manifestato il persistente interesse a rientrare in possesso dello stabile da destinare al personale cantoniere e che la vedova del “Sardo” ha manifestato la disponibilità a rilasciare spontaneamente la casa cantoniera a fronte del pagamento della somma precettata. Fatto sta che fino a sabato 23 novembre la somma non è stata accreditata alla vedova Chiari. “Venerdì 29 mi cacciano via – spiega Maximina Marlene Barco, la donna di origini ecuadoregne che il “Sardo” sposò in Comune a Guidonia il 3 aprile 2003 – Verrà l’ufficiale giudiziario per farmi uscire ma ancora non arrivano i soldi: non posso oppormi alla legge, ma devono riconoscermi il sacrificio di mio marito. Mi dispiace lasciare questa casa che ha rappresentato un periodo felice e triste della mia vita, se mi fanno uscire per ora andrò ad abitare da mio figlio a Guidonia in attesa del pagamento dovuto col quale acquisterò un monolocale. Con me ho 10 gatti e un cane grande che non so dove mettere, l’avvocato ha scritto al Comune per sistemarli ma nessuno ha risposto”.

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Una battaglia legale iniziata nel 2012 e vinta da defunto

“In questa casa cantoniera ho investito 60 mila euro, il risarcimento di un incidente, tutti i miei risparmi. Non è giusto che dopo 30 anni la Provincia voglia cacciarmi per farne un magazzino per la manutenzione della 48”. Parlava con le lacrime agli occhi, Angelo Felice Chiari in un’intervista rilasciata al settimanale Tiburno il 18 dicembre 2012. Da lì a pochi mesi, il 30 marzo 2013, avrebbe iniziato la battaglia legale contro l’ex Provincia di Roma al fianco del suo avvocato Augusto Colatei, che lo rappresentò in Tribunale fin da giovane quando Chiari era ancora il famigerato “Angelo il Sardo” e girava da un carcere all’altro. Nato il 16 giugno 1955 a Pontirolo Nuovo in provincia di Bergamo, Angelo era il primo di tre figli di una coppia di origini sarde arrivata a Guidonia nel 1969 per lavorare alle cementerie Buzzi-Unicem. Fabbro ed esperto saldatore, dopo una parentesi travagliata lunga 15 anni di carcere Chiari nel 1986 occupò la casa cantoniera al civico 111 di via Casal Bianco pagando al Comune di Roma l’affitto da 82 euro e 52 centesimi mensili. Ben presto si ritrovò in mezzo a una battaglia tra Enti che ne rivendicavano la proprietà, fino a quando il 14 dicembre 1995 Chiari trovò porte e finestre sbarrate con grate metalliche, apposte da un fabbro alla presenza di un funzionario della Provincia e dell’ufficiale giudiziario. Fu l’allora Pretore a permettere al “Sardo” di rientrare in possesso della casa cantoniera e il 10 settembre 2003 il giudice del Tribunale civile di Tivoli Stefano Scarafoni gli lasciò l’uso dell’immobile. Il 31 maggio 2004 Risorse per Roma – la società che gestiva il patrimonio del Campidoglio – gli offrì lo stabile a un prezzo agevolato di 57 mila 680 euro. Una proposta che il robivecchi prese al volo, versando il 10 per cento della somma. Se non fosse che a ottobre del 2009 il Comune ci ripensò, non riconoscendogli più il diritto di opzione in quanto Chiari risultò anagraficamente residente nella casa cantoniera soltanto dal 2004. I cinquemila euro, naturalmente, non li vide più.

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