GUIDONIA – Operazione “Ragnatela”, l’ex dirigente comunale può tornare in città

A processo per associazione a delinquere e corruzione, Gilberto Pucci è l’unico degli arrestati ad ottenere il via libera col parere positivo della Procura. Il legale: “Decisione che lascia ben sperare, è estraneo ai fatti”

Ha passato 5 mesi in cella a Rebibbia, nove agli arresti domiciliari e altri 18 libero ma col divieto di dimora in città. Ora Gilberto Pucci può tornare a Guidonia Montecelio.
Lo ha deciso lo scorso lunedì 23 dicembre il presidente della Sezione Penale del Tribunale di Tivoli Nicola Di Grazia che insieme ai giudici Antonio Ruscito ed Elisabetta Mazza decideranno le sorti degli imputati nel processo alla cosidetta “Mafia Bianca”, il gruppo di dirigenti, funzionari, impiegati a imprenditori accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e concussione.
Il Preidente Nicola Di Grazia ha revocato la misura cautelare del divieto di dimora a Guidonia a seguito della nuova istanza presentata dal legale di Pucci, l’avvocato Alfredo Scaccia, giovedì 19 dicembre all’indomani dall’udienza dibattimentale di mercoledì 18 quando l’ex dirigente alle Finanze è stato sottoposto ad esame dai pubblici ministeri del Pool Anticorruzione Andrea Calice e Filippo Guerra.
Il via libera alla revoca è arrivato col parere favorevole della Procura – l’unico tra i dieci imputati, ndr – e Di Grazia ha considerato definitivamente cessate le esigenze cautelari che finora imponevano l’allontanamento di Pucci dalla sua città d’origine.
Nell’ordinanza il Presidente scrive che rispetto al 15-16 ottobre 2018, quando fu rigettata una analoga istanza difensiva, “deve rilevarsi che il decorso di ulteriore periodo di tempo è stato contrassegnato da una lunga stasi dell’istruttoria dibattimentale dovuta alle difficoltà nello svolgimento di un complesso incarico peritale di trascrizione delle conversazioni telefoniche ed ambientali e destinata a protrarsi fino al prossimo aprile”.
“In tale contesto – prosegue Di Grazia – a distanza di oramai due anni e otto mesi dall’iniziale intervento cautelare si reputa che il residuo rischio di recidiva, già considerato affievolito col provvedimento sostitutivo del 26 marzo 2018 e da valutarsi rispetto alla specifica natura della contestazione sia definitivamente venuto meno, non venendo in evidenza, peraltro, violazioni delle prescrizioni imposte ovvero altri elementi sintomatici dell’attualità del profilo cautelare”.
Vale la pena ricordare che Gilberto Pucci è imputato per associazione a delinquere e corruzione, in particolare per aver percepito 4 mila euro da Angelo De Paolis, l’ex dirigente anche lui arrestato il 20 aprile 2017 nell’ambito dell’operazione “Ragnatela” che il 25 ottobre di due anni fa ha patteggiato una pena a tre anni e 4 mesi.
Soldi – i 4 mila euro – che l’ex dirigente alle Finanze ha sempre sostenuto essere un prestito ricevuto da De Paolis che a sua volta aveva ottenuto per prestazioni professionali da parte della “Setteville Guidonia srl”, società che ha costruito la scuola di Setteville Nord.
“Ho colto favorevolmente l’adesione da parte della Procura della Repubblica intervenuta all’esito dell’esame cui si è sottoposto il mio assistito – commenta l’avvocato Alfredo Scaccia –
Ciò lascia ben sperare per la sua posizione che è davvero limpida e che non lascia alcun dubbio sulla assoluta estraneità ai fatti contestati.
Pucci non ha mai saputo di aver avuto un prestito derivante da dazioni illecite quindi tangenti, così come contestate al De Paolis”.

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