A Tor Vergata un trapianto di reni senza trasfusione di sangue

Altri due trapianti di rene, altri due successi senza ricorrere a trasfusioni di sangue. Un ottimo risultato per il Policlinico Tor Vergata e, in particolare, per il team del professor Giuseppe Tisone, direttore della Uoc di Chirurgia epatobiliare e trapianti. Gli interventi, entrambi su pazienti testimoni di Geova, sono stati eseguiti con avanzate tecniche chirurgiche che, unite
all’abilità dei medici, hanno ridotto al minimo il sanguinamento sia nel ricevente sia nel donatore. Uno dei due trapianti è stato praticato da donatore vivente, anch’esso testimone di Geova, ed eseguito con tecnica laparoscopica.

“Nel caso dei testimoni di Geova – ha commentato il professor Tisone – ci vuole un’attenzione particolarmente meticolosa nella gestione dell’emostasi e nel controllo dei vasi, per evitare poi di trovarsi in difficoltà qualora ci fosse un sanguinamento non  previsto”. Tuttavia, ha osservato il professore, “noi cerchiamo di evitare trasfusioni con tutti i pazienti, non soltanto con i testimoni di Geova”.

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La necessita’ di ridurre al minimo il ricorso alle trasfusioni di sangue nella pratica chirurgica è il fulcro del Patient Blood Management, un programma multidisciplinare e multimodale promosso
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che garantisce risultati migliori in termini sia economici sia, soprattutto, clinici.

“I benefici dell’operare senza ricorrere a emotrasfusioni – spiega il professor Tisone – sono numerosi. La trasfusione rappresenta comunque un rischio per la trasmissione di infezioni che al momento possono anche non essere conosciute. La storia ci ha insegnato che tanti pazienti infettati da virus, per esempio dall’epatite, erano stati trasfusi in un’epoca in cui ancora magari certi virus non si conoscevano. Perciò un rischio zero nel fare una trasfusione non ci sarà mai. È quindi ovvio e giusto che le linee guida ci spingano quando è possibile a non utilizzare sangue”.

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