I Farmacisti "siamo a rischio, insufficienti dispositivi di protezione"

“Servire ma non morire” il grido dei farmacisti del sindacato Sinasfa

La lettera di Valerio Battisti, Presidente del sindacato Sinasfa Lazio e direttore della Farmacia Marsolano a Palombara Sabina

“La situazione dei farmacisti in questo momento di emergenza è grave, mancano tutele e molti di noi sono sprovvisti di dispositivi di protezione” è il grido dei farmacisti del Sindacato SINASFA LAZIO, il cui presidente Valerio Battisti, direttore della Farmacia Marsolano di Palombara Sabina, ha scritto una lunga lettera indirizzata a alla direzione Generale del Sevizio Farmaceutico e al presidente di Federfarma Lazio per dare voce ai suoi colleghi.

Tra i problemi riscontrati anche i comportamenti poco razionali degli utenti che pur di evadere dalla quarantena si recano in farmacia anche per esigenze tutt’altro che prioritarie.

A seguito il testo della lettera

Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus la situazione lavorativa dei colleghi in farmacia è  diventata sempre più preoccupante. Sono state emanate delle direttive, vigenti anche nel Lazio, da applicare per poter operare, in alternativa ai battenti chiusi, a porte aperte:

  1. I farmacisti devono essere dotati di dispositivi di protezione individuale.
  2. Il numero di utenti che possono essere presenti in farmacia deve essere tale da consentire il rispetto tra di loro della distanza di sicurezza.
  3. Deve essere rispettata (anche con l’applicazione di barriere fisiche) la distanza di sicurezza tra il farmacista al banco e l’utente.
  4. Deve essere consentita una corretta areazione del locale.

Nonostante queste disposizioni, dalle numerose  segnalazioni che mi arrivano dai colleghi, si evidenzia che queste norme, soprattutto nelle grandi città, sembra che non vengano rispettate. Molti farmacisti sono privi di dispositivi di protezione , non si rispettano le distanze tra gli utenti e il personale e soprattutto, cosa estremamente grave, molti titolari rifiutano anche di confrontarsi con i colleghi collaboratori, spesso con atteggiamenti estremamente arroganti, che chiedono legittimamente che vengano rispettate le norme di legge affinché  possano operare in sicurezza, finanche ad arrivare ad operare a battenti chiusi

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È logico pensare che c’è una reticenza ad operare a battenti chiusi perchè le vendite avrebbero volumi minori.

Un atteggiamento miope e pericoloso perché c’è in gioco la salute dei lavoratori e svolgere la propria professione in queste condizioni espone i colleghi ad un rischio di contagio molto alto, con la conseguenza che se  malauguratamente un farmacista risultasse positivo l’esercizio verrebbe chiuso per essere sanificato, e questo si rifletterebbe negativamente sia sull’immagine che  sulla redditività  della farmacia perchè difficilmente, sia pur per una paura immotivata, i clienti si recherebbero in una farmacia dove c’è stata sicuramente la presenza del coronavirus.

La situazione è grave,  ci sono state mancanze nella tutela del farmacista e comportamenti, a mio avviso opinabili, come ad esempio quello di dare priorità nella distribuzione delle mascherine ai medici di base, che per la maggior parte, a differenza dei farmacisti, operano a porte chiuse senza venire a contatto con un paziente potenzialmente positivo.

Se a questo aggiungiamo anche i comportamenti poco razionali degli utenti che pur di evadere dalla quarantena, alla stregua della passeggiata col cane, visto che i provvedimenti legislativi sulla limitata mobilità glielo consentono, si recano in farmacia anche per esigenze tutt’altro che prioritarie. Pur comprendendo che a molti annoi lo stare in casa tutto il giorno è sicuramente deprecabile che  in una situazione così delicata  non si comprenda che ci si debba recare in farmacia solo per stringenti ed improrogabili esigenze al fine di evitare situazioni che possano favorire la diffusione del contagio.

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I farmacisti sono in prima linea, fieri del loro ruolo e con un grande senso del dovere ma per lavorare esigono che sia  garantito  loro il  diritto alla salute.

SINASFA Lazio, in base alle vigenti leggi sulla sicurezza, chiede  che il lavoro a battenti aperti sia consentito solo dove le condizioni lavorative lo consentono.

Come presidente rivolgo questo appello alle istituzioni di categoria affinché si tutelino i diritti di tutti i farmacisti e intervengano, anche in  base alle norme del Codice Deontologico, laddove comportamenti irresponsabili da parte di titolari,  che sembra non abbiano ancora capito la gravità della situazione che sta sconvolgendo il Paese,  mettono a repentaglio non solo la salute dei colleghi ma rischiano di creare un gravissimo danno alla collettività qualora la farmacia, così come è avvenuto in altri casi, dovesse essere chiusa per motivi correlati ad un infezione da covid-19.

Certo di una fattiva collaborazione porgo i miei più cordiali saluti.

Dott.Valerio Battisti

Presidente SINASFA LAZIO

 

Inviata

Alla direzione Generale del Sevizio Farmaceutico

Al presidente di Federfarma Lazio

Al presidente dell’ODF di Roma e Provincia

Al Presidente dell’ODF di Viterbo

Al presidente dell’ODF di Rieti

Al presidente dell’ODF di Latina

Al presidente Dell’ODF di Frosinone

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