TIVOLI – Due etti e mezzo di droga in casa, libero. “Dovevo fare scorta per la quarantena”

Un 22enne incensurato nascondeva la marijuana dalla zia, ma non aveva bilancino, materiale per il taglio né soldi

Quando i carabinieri gli sono piombati in casa, lui ha risposto testuale: “Mi faccio le canne e dovevo fare scorta per la quarantena”.
Una giustificazione che almeno per il momento gli ha evitato le manette per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
E’ la storia di P. R., un 22enne di Cineto Romano che l’altro ieri, martedì 24 marzo, era stato “pizzicato” dai carabinieri di Vicovaro con 250 grammi di marijuana nascosti in un intercapedine dell’armadio della camera da letto in casa della zia.

L’avvocato Alessandro Ippoliti

Dopo 48 ore ai domiciliari, stamane, giovedì 26, il giovane incensurato è stato accompagnato in Tribunale a Tivoli per il processo per direttissima, che non si è celebrato in quanto il pubblico ministero di turno lo ha rimesso in libertà. “Il motivo – spiega il Procuratore Capo Francesco Menditto – è uno soltanto: dopo le analisi di laboratorio sullo stupefacente è stato accertato che la quantità detenuta equivaleva a meno di una dose giornaliera. Pertanto si procede a piede libero, come per legge”.
Il blitz dei militari era scattato verso mezzogiorno. Raggiunto P. R. nella sua abitazione, gli investigatori si erano fatti accompagnare a casa della zia e durante la perquisizione avevano rinvenuto due involucri contenenti “erba” rispettivamente da 205 e 35 grammi inviati al laboratorio per l’analisi del principio attivo.
“Il Thc – spiega il suo legale, l’avvocato Alessandro Ippoliti – era bassissimo, equivalente a quello di circa 20 grammi di marijuana, quindi compatibile con l’uso personale.
Il mio assistito è incensurato e ha spiegato di aver acquistato la sostanza stupefacente a Roma prima dell’entrata in vigore del Decreto per contenere il contagio da Coronavirus in vista della lunga quarantena essendo un assuntore.
Inoltre il pubblico ministero di turno ha preso atto del fatto che il mio cliente non è stato trovato in possesso di bilancino, sostanze da taglio e contanti.
Tutte motivazioni ritenute plausibili per non celebrare la direttissima e valutare il caso in sede processuale”.

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