Di Elena Giovannini
Mentre l’Italia riparte c’è un settore che è rimasto fermo nell’incertezza: quello degli asili nido, chiusi ormai da tre mesi e senza alcuna direttiva nazionale sulle modalità e i tempi della riapertura.
Uno stop che danneggia tutti, titolari senza entrate con affitti da pagare, dipendenti in cassa integrazione (molti dei quali ancora in attesa), genitori che tornano al lavoro e non sanno a chi lasciare i bambini da 0 a 3 anni.
Insomma un intero settore in attesa di risposte che si è mobilitato giovedì 21 maggio, quando un centinaio di manifestanti titolari di asilo ed educatori, si sono riuniti a Montecitorio per chiedere linee guida certe per ripartire in sicurezza.
La manifestazione è stata organizzata da “Educhiamo” un comitato nazionale che si è costituito in tutte le regioni d’Italia e che ha un suo gruppo di coordinamento anche a Guidonia, che riunisce vari asili nido della città.
LE RICHIESTE
“La fascia dai 0 ai 3 anni non è stata assolutamente considerata nei provvedimenti governativi” dice Alessandra Cianfriglia, 36 anni, educatrice e coordinatrice di un asilo nido di Guidonia oltre che mamma. “Chiediamo certezze riguardo la data di riapertura e linee guida sulle modalità per garantire la sicurezza, così da poter cominciare a prendere le iscrizioni. Inoltre abbiamo bisogno di sapere se potremo organizzare i centri estivi e in che modalità. Chiediamo anche un’estensione della cassa integrazione anche nei mesi di luglio e agosto per le nostre dipendenti (attualmente finisce a metà giugno e ricomincia a settembre)”. Il comitato locale di “Educhiamo” ha rivolto queste richieste anche al Comune di Guidonia che si è mostrato fino adesso collaborativo aprendo un tavolo di dialogo.
L’AIUTO DI 100 EURO A BAMBINO NON BASTA
Solitamente il mese di maggio è il periodo d’oro per gli asili nido, si prendono le iscrizioni per l’anno successivo e si organizzano i centri estivi. Quest’anno però è tutto fermo e l’unico aiuto fino ad ora previsti dal governo è un bonus di 100 euro per ogni bambino autorizzato: “il bando è uscito il 19 maggio e il contributo richiesto da molti ancora non è arrivato. In ogni caso è una cifra insufficiente a coprire le spese, gestire un asilo nido ha dei costi molto più alti: se riaprissimo a settembre sarebbero sei mesi di chiusura dell’attività, le spese diventerebbero insostenibili per molte strutture” dice Alessandra, e conclude “vogliamo solo riaprire in sicurezza per tornare ad offrire un servizio essenziale per molte famiglie, soprattutto adesso che molte mamme e papà sono tornati al lavoro.”