GUIDONIA - Gestione rifiuti ed emissioni in atmosfera, niente permessi alla Inerti Lazio

Il Tar conferma il diniego dell’Autorizzazione per l’impianto di via Casal Bianco: il trattamento dei rifiuti non pericolosi è incompatibile con la destinazione d’uso urbanistica dell’area agricola. I residenti lamentano inquinamenti: chi deve intervenire?

Da giorni i residenti affidano le loro preoccupazioni a Facebook, denunciando odore acre simile alla plastica bruciata, fumo scuro e denso fuoriuscire dalle ciminiere.

Nel mirino c’è lo stabilimento al chilometro 3,500 di via Casal Bianco tra Setteville e Setteville Nord a ridosso della lottizzazione “La Collina del Sole”: si tratta della “Inerti Lazio srl”, un impianto di frantumazione di inerti provenienti da cave autorizzato con la concessione 876 del 1990 con annesso capannone a servizio dell’attività autorizzato nel 1991. Permessi che non legittimano il trattamento dei rifiuti non pericolosi.

Lo ha stabilito il 17 marzo scorso il Tar del Lazio che ha rigettato il ricorso presentato dalla ditta contro il diniego del Comune al rilascio dell’Autorizzazione Unica Ambientale (Aua) in quanto l’impianto non è dotato di idoneo titolo abilitativo anche sotto il profilo edilizio.

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Il 15 giugno 2017 la società aveva presentato allo Sportello Unico Attività Produttive (Suap) istanza di autorizzazione unica ambientale per le emissioni in atmosfera e per il trattamento di rifiuti. Nell’ambito della Conferenza dei Servizi si era vista riconoscere il parere positivo da parte dell’Ufficio Urbanistica del Comune, ma successivamente era arrivato il “no” del Suap.

I giudici hanno fondato le conclusioni sulla relazione dell’ingegner Fabio Mazzarella, funzionario tecnico del Provveditorato interregionale per le Opere pubbliche incaricato della verifica. Il professionista ha evidenziato che l’area ricade in territorio agricolo tutelato e nella sottozona E1 destinata all’attività agricola e allo sviluppo di attività connesse con lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, per cui sono ammesse costruzioni per industrie estrattive e cave, ma sono escluse le costruzioni per stabilimenti e industrie salvo quelle di trasformazione dei prodotti agricoli, autorimesse pubbliche, locali per esercizi pubblici e di divertimento. Secondo Mazzarella, Inerti Lazio nel frantoio autorizzato può svolgere attività di frantumazione di inerti provenienti da cava, ma non può frantumare inerti e trattare rifiuti di tipologia 7.1 la quale ha carattere industriale. Viceversa, il trattamento dei rifiuti non pericolosi ha carattere industriale e non è compatibile con la destinazione d’uso urbanistica dell’area.

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Inerti Lazio è stata condannata dal Tar a rimborsare al Comune 3 mila euro per le spese di lite e a pagare la parcella del verificatore, l’ingegner Mazzarella.

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