Calcetto, l'annuncio di Spadafora: "Si riparte"

Calcetto, clamoroso dietrofront: il Cts dice “no” all’ultimo minuto

di Valerio De Benedetti

AGGIORNAMENTO ORE 20.25 – Domani, 25 giugno, sarebbero dovuti ripartire tutti gli sport di contatto, compreso il calcetto. Così aveva annunciato nel pomeriggio il Ministro dello Sport Spadafora, ma pare che bisognerà ancora aspettare. Il Comitato tecnico-scientifico ha detto, nel parere espresso oggi, che ancora non ci sono le condizioni per prendere decisioni in contrasto con le raccomandazioni sul distanziamento fisico. Il calcio professionistico è ripreso solo perchè le società si sono prese le responsabilità per quanto riguarda l’esecuzione ed il controllo del protocollo sanitario, cosa che le società dilettantistiche non potrebbero garantire. In funzione di questo, si è deciso di contrastare l’idea avanzata dal governo per la ripresa imminente.

ORE 15.00 – “Ho dato parere favorevole alla riapertura degli sport di contatto. Manca solo l’assenso del ministro Speranza”. E’ l’annuncio fatto in giornata dal ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora. “Mi avete scritto e fatto sentire con forza, dopo che il Consiglio dei ministri ha deciso lo slittamento dal 18 al 25 giugno per la ripresa degli sport di contatto (compreso il calcetto ndr.), la voglia e la necessità di ricominciare a giocare nei centri sportivi di tutto il Paese, consentendo a migliaia di gestori e lavoratori di riprendere le loro attività. Per questo, prima dei termini previsti, ho incontrato in video conferenza il Presidente Bonaccini e i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che hanno stilato le indicazioni per la ripresa immediata, che saranno approvate domani”, ha continuato. “Già ieri – conclude Spadafora – ho anticipato il mio parere favorevole alla riapertura. Manca solo l’assenso del ministro Speranza: appena lo darà si potrà ricominciare”. Già a partire da domani quindi, arriveranno importanti novità per tutti i gestori di queste strutture, costretti a rimanere ancora chiusi e che ai nostri microfoni avevano manifestato la loro preoccupazione.

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