A Vicovaro la rivolta delle donne

L'amministrazione locale conferisce alle tre donne la cittadinanza onoraria e benemerita alla memoria

Nell’anno in cui Lenin lasciava Parigi per stabilirsi nella Galizia austriaca e il muratore anarchico Antonio D’Alba spara contro Vittorio Emanuele III senza successo, a Vicovaro scoppia una rivolta popolare contro la deviazione delle acque dell’Aniene. L’obiettivo del progetto è alimentare la nuova centrale idroelettrica di Castel Madama. Alla testa dei “ribelli” non c’è un valoroso leader pronto a sfidare le autorità, perché le protagoniste sono tre donne: Velia Lillini, Mariantonietta Febbi e Giuseppina Colasanti. Le tre impavide giovani per protesta contro l’azione ideata dalle autorità si recano in piazza San Pietro e spezzano l’asta della bandiera regia. La ribellione, prosegue anche nei giorni successivi sempre guidata dalle tre giovani donne, decise a non far passare la linea decretata dalle autorità. Così, due anni dopo Vicovaro ottiene la sua “moderna” mola a trazione elettrica. Dopo centoquattro anni l’Amministrazione locale conferisce alle tre donne la cittadinanza onoraria e benemerita alla memoria, per aver difeso con forza e coraggio l’interesse del territorio e, pure, i diritti fondamentali della comunità.

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