Povertà: a rischio 2,1 milioni di famiglie

Vivono di lavoro non regolare, con stipendi da fame che in quarantena sono del tutto crollati: è il quadro della ricerca Censis Confcooperative

2,1 milioni di famiglie a rischio. Questo quanto emerge dal Focus Censis Confcooperative dal titolo “Covid da acrobati della povertà a nuovi poveri. Ecco il rischio di una nuova frattura sociale”. Riguarda i lavoratori non regolari, sfruttati, mortificati, mal pagati, senza una rete di protezione sociale e risparmi a cui attingere, con un futuro previdenziale da incubo e che durante il lockdown hanno visto crollare all’improvviso il loro minimo reddito andando a ingrossare la sacca di povertà assoluta.

Ben 1.059.000 famiglie vivono esclusivamente di lavoro irregolare (sono il 4,1% sul totale delle famiglie italiane). Di queste, più di 1 su 3, vale a dire 350 mila, è composta da cittadini stranieri. Un quinto ha minori fra i propri componenti, quasi un terzo è costituita da coppie con figli, mentre 131mila famiglie possono invece contare soltanto sul lavoro non regolare dell’unico genitore. Questa geografia di povertà pesa soprattutto al sud dove si concentra il 44,2%.

Per la ricerca, il 51,9% di giovani non ha prospettive per il futuro, mentre chi ha un’età compresa fra i 35 e i 44 anni ritiene molto probabile la riduzione del reddito, nel 53,2% dei casi, percentuale che sale al 72,1% per i lavoratori indipendenti e i liberi professionisti. In tutti, la paura che la situazione di emergenza scateni disagi e contrasti sociali molto intensi.

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