GUIDONIA – “Cave, è il punto di non ritorno perché è mancata la politica”

Intervista a Emanuele Di Silvio, consigliere comunale del Partito Democratico

di Marcello Santarelli

La sconfitta al ballottaggio e la crisi dei 5 Stelle. Il Bilancio da approvare e il caso cave, fino all’impianto rifiuti e alla prossima tornata elettorale. Emanuele Di Silvio, 37 anni di Guidonia Centro, a giugno 2017 è stato candidato sindaco del Centrosinistra e oggi è Consigliere comunale del Partito democratico. Laurea in Comunicazione d’Impresa, Marketing e Pubblicità, professione impiegato pubblico, Di Silvio è membro della Segreteria provinciale del Pd e del Direttivo locale come consigliere comunale, un ruolo quest’ultimo conquistato la prima volta nel 2009 con l’Italia dei Valori, confermato nel 2012 nelle fila del Pd e ottenuto tre anni fa come candidato sindaco.

Dopo un mese di crisi profonda nei 5 Stelle, giovedì 23 luglio il sindaco Barbet ha ritrovato una maggioranza. Sarà sufficiente per andare avanti? Dove arriverà e quanto durerà?

Non so quanto durerà e fino a dove arriverà. So soltanto che per il bene della città un sindaco coerente si sarebbe già dimesso, mettendo la parola fine a una delle più fallimentari amministrazioni della storia di Guidonia Montecelio. Invece, con un valzer di poltrone mai visto, Barbet e i suoi restano barricati nel Palazzo, mentre fuori la città, ormai paralizzata, avrebbe bisogno di intuizioni politiche, idee di sviluppo, capacità amministrative e un po’ di coraggio.

Perché non è stato richiesto un consiglio straordinario sulla crisi di maggioranza?

Era inutile, il peso politico dell’attuale amministrazione si misurerà con i numeri alla votazione del Bilancio Consultivo 2019 e del Bilancio preventivo 2020 che non è ancora approvato.

Che Bilancio sarà?

Si commenta da solo. Il Consuntivo è quello che è successo nell’anno precedente e il fallimento dell’attuale amministrazione si misura da quanto realizzato, ossia zero. La città è erbacce, parchi chiusi, Palazzetto dello Sport bloccato, viabilità pessima con circa 800 sinistri depositati presso gli uffici dell’Ente. Ho difficoltà a trovare le cose che vanno bene.

Il 21 giugno in Consiglio comunale all’ordine del giorno c’era la nuova convenzione per le cave, ma è mancato il numero legale. Lei perché non c’era?

Perché la maggioranza che ha vinto le elezioni ha un obbligo nei confronti della città a dover garantire quel numero: se non ha più i numeri non può governare. Tra l’altro la Convenzione è arrivata velocemente in Consiglio dopo essere stata discussa su altri tavoli dove noi non c’eravamo.

Detto ciò penso che la Convenzione sulle cave debba essere approvata ma c’è bisogno di una legge regionale sulle attività estrattive: il problema vero del settore sono le leggi vecchie ed obsolete che lasciano spazio di intepretazione ai dirigenti. La nuova Convenzione ha avuto l’ok da parte dei sindacati per cui poteva essere sostenuta come primo passo per aiutare e garantire attività che danno lavoro a duemila persone.

Lei è favorevole o contrario a questa nuova Convenzione?

Sono favorevole ma va rivista e migliorata.

In quali punti?

C’è una visione diversa tra i consiglieri sul ritombamento, punti molto tecnici che vanno oltre la politica. Dico sì alla Convenzione se le forze imprenditoriali, sindacali e anche i dirigenti hanno dato pareri favorevoli. Beninteso, tale Convenzione non porta sopra nessun nome e cognome né sigla di un’impresa in particolare.

Cosa pensa della diffida della ditta Degemar?

E’ una segnalazione di parte. In questi anni ho imparato a leggere le carte e ho imparato pure che prima di sostenere una posizione a favore o contro una società va guardato al bene collettivo. Non posso fare il ragionamento soltanto sulla Degemar se ha ragione o torto.

A questo punto mi chiedo: perché Degemar ce l’ha inviata e le altre società no? Non dico che sia sbagliato quanto scritto da Degemar, dico semplicemente che sono stati fatti dei tavoli gestiti dal sindaco o da chi per lui, e pensavo che avessero concordato con tutte le attività estrattive e i sindacati, invece non è così se è arrivata la nota di Degemar: forse è il caso di ascoltarla e approfondire. Il problema non è di chi vota o non vota, il problema è di chi ha portato la bozza di Convenzione.

Chi l’ha portata?

Non lo so, a noi arriva in Commissione Ambiente convocata dal Consigliere Alessandro Cocchiarella che ne è il presidente.

Al Consigliere Simone Guglielmo, suo collega di partito, sembra strano che possa averla scritta qualcuno interno al Comune.

Non avendola portata io, non ho idea di chi l’abbia scritta: di solito lo fa un dirigente. Se vogliamo dircela tutta, la Convenzione non doveva arrivare neppure in Consiglio, perché le Convenzioni passano in giunta, tuttavia la legge non lo vieta.

Secondo lei la linea del M5S nei confronti del settore estrattivo si è “ammorbidito” rispetto alle posizioni che scatenarono le proteste di piazza a settembre 2018?

Io uso un termine che l’aiuterà a fare il titolo: si è stupendamente ammorbidito.

Secondo lei perché?

Questo politicamente non riesco a comprenderlo, ho fatto delle riflessioni in termini politici ma quello che conta poi sono i fatti: di concreto c’è che siamo stati 29 giorni in piazza, io montai anche una tenda in segno di protesta accanto a 2 mila lavoratori e agli imprenditori perché c’era una linea eccessivamente rigida. E’ evidente a tutti che la linea sia completamente cambiata, sembra totalmente opposta alla precedente e sembra che ci sia la volontà di dare responsabilità all’opposizione magari sulla richiesta di approfondire le proposte sulle attività estrattive.

Il Pd è stato al fianco degli stessi imprenditori che negli anni hanno maturato col Comune debiti per 20 milioni di euro per tributi evasi, imprenditori molti dei quali sprovvisti delle fideiussioni. Come si risolve il problema debiti e come quello delle polizze?

Sono due partite politiche diverse. La prima riguarda i debiti effettivi ed efficaci per i quali una sentenza di un giudice ha condannato un’attività a pagare: in questo caso va stabilito il modo di incassare quel debito. Viceversa per i debiti che hanno un iter aperto si è sbagliato fin dall’inizio: andava fatta un’analisi approfondita col sostegno dell’Agenzia delle Entrate e richiesti pareri alla Corte dei Conti sull’aliquota da applicare per il calcolo del valore dei terreni di cava tra i 7 euro e i 54 euro. Oggi possiamo soltanto guardare il futuro: sui debiti iscritti ci sono i ricorsi e lì non ci possiamo mettere mano.

E sulle fideiussioni?

Le società le hanno depositate in Comune, ci sono dirigenti che hanno delle responsabilità e che hanno verificato quelle fideiussioni: se hanno scoperto anomalie e irregolarità devono intervenire gli organi competenti.

La politica che ruolo ha?

Di controllare ed evidenziare laddove ci siano problematiche importanti, ma non può sostituirsi agli organi preposti: il politico deve trovare soluzioni legalmente non andare a cercare chi è il colpevole, questo è compito della magistratura.

Perché non si è mai riusciti a scendere a patti coi cavatori?

Secondo me si è andati fuori tempo e coi cavatori è successa la stessa cosa che sta succedendo con le case popolari: si arriva al punto di non ritorno, ossia una volta iscritto il debito se non lo contesti diventa reale ed efficace.

L’ex dirigente alle Finanze del M5S Pagliarulo in un’intervista a Tiburno sostiene che la classe dirigente e il personale del Comune hanno una dimensione concettuale di una città da 30 mila abitanti. E’ così?

Magari, conosco Comuni da 30 mila abitanti che stanno alla grande e vivono benissimo. La realtà è che quando non c’è la politica l’amministrazione viaggia su un binario proprio e in questo caso il problema vero è che la politica, e la giunta in particolare, è stata molto debole, per tre anni è stata ferma e i dirigenti sono andati avanti in autonomia applicando le norme senza una linea politica. Se c’è lo scollamento tra politica e amministrazione la città finisce allo sbaraglio. Con l’addio di Pagliarulo gli assessori dimessi sono 11, però ciascuno di essi si rende conto delle difficoltà di Guidonia soltanto quando va via e non ne ho sentito uno essere critico quando amministra: la capacità di un politico è dire la verità ai cittadini, ossia ammettere di essere in una situazione emergenziale e indicare la soluzione. Invece i 5 Stelle hanno detto soltanto di trovarsi in una situazione emergenziale, poi quando vanno via criticano la città che gli ha dato anche la possibilità di amministrare. Con rispetto nei confronti di Pagliarulo, ma non riesco a comprendere perché non ha fatto una battaglia all’interno e non ha mai chiesto un supporto all’opposizione.

Martedì 30 giugno Tiburno aveva anticipato ai lettori il possibile accordo Pd e M5S sul modello nazionale. Accordo poi sfumato: per quale motivo?

Guidonia Montecelio deve tornare al voto: questa è stata da sempre la mia posizione. Una posizione che ho espresso a tutti i livelli politici, evidenziando con fermezza la mia estrema contrarietà ad un accordo per salvare una maggioranza sull’orlo del baratro. Mentre da più parti leggevo di intese imminenti e di incarichi già pronti per il sottoscritto, ho preferito il silenzio, lavorando all’interno del mio partito e ribadendo con fermezza la volontà di liberare la nostra città da un’amministrazione fallimentare.

A proposito delle prossime elezioni, il Pd è a pezzi e il Centrosinistra lacerato da guerre intestine: saprete ridare un’identità oppure continua la trasversalità e gli accordi sottobanco per non far vincere l’uno o l’altro?

Penso che nel 2017, quando ero candidato sindaco, ha perso le elezioni sia il Pd che il Centrosinistra, ma anche una parte della città che si era esposta nei miei confronti. Oggi si riparte da una nuova linea: c’è un dialogo aperto tra me e i colleghi Mario Lomuscio, Simone Guglielmo e Paola De Dominicis, abbiamo ritrovato un rapporto di armonia personale oltre che politica. Sono convinto che saremo in grado di dare una classe dirigente valida ad amministrare la città.

Come farete? Stilerete un programma e poi sceglierete la squadra?

Faccio parte del Pd, le dinamiche del programma elettorale vanno affrontate con il partito locale, coi consiglieri e con il segretario cittadino. Si analizzano le idee e si ascoltano i cittadini, quindi si passano in rassegna le persone e gli amministratori validi che vogliono essere partecipi di un progetto. Si parte senza dubbio dal programma, ma servono persone capaci, tecnici e politici in grado di amministrare: basta improvvisati che portano la città alla rovina.

Se avesse 100 milioni di finanziamento come li investirebbe?

Innanzitutto sulle strade: prima ho citato gli 800 sinistri, ci sono persone che si sono fatte male e hanno rischiato anche la vita per le buche. In secondo luogo li investirei nella revisione degli istituti scolastici. Quindi nelle otto aree industriali abbandonate a se stesse con strade impresentabili e invase da accampamenti rom. Nell’elenco delle priorità potrei aggiungere parchi, piazze e luoghi di aggregazione perché Guidonia è spenta, non si passeggia e non ci si incontra, non c’è più nulla se non al Centro commerciale che ha il suo ruolo ma non deve sostituire la piazza pubblica. Vorrei comunque ricordare che 100 milioni di euro sono stati stanziati dalla Regione Lazio per il nuovo ospedale a Tivoli Terme, a pochi metri da Albuccione di Guidonia: dove il Centrosinistra amministra, vince la sfida politica anche col raddoppio della Tiburtina e la Ryder Cup.

Il sindaco come lo sceglierete? Ci sarà un Di Silvio Bis?

In politica non bisogna mai escludere nulla, non è mia volontà fare il candidato nella prossima tornata elettorale, ho fatto la mia esperienza e probabilmente la rifarò ma non ora: adesso è il momento di una persona, magari un manager, scelta sulla base delle capacità dimostrata, che sia di unità certa per il Centrosinistra e le realtà vicine. Mentre per qualcuno la politica è fatta di casualità, per cui basta mandare il curriculum con 4 cose scritte per fare l’assessore, il sindaco, il consigliere o addirittura il deputato e il senatore, noi siamo per l’esperienza.

Sul Tmb quale è la sua posizione?

Vorrei ricordare che il 20 gennaio 2010 presentai la proposta di un “no” all’impianto rifiuti perché ritenevo sbagliata la sede e la tecnologia, ma la mia proposta fu bocciata dal Centrodestra. Cinque anni dopo intentammo causa al Tar contro l’amministrazione regionale a guida Centrosinistra, abbiamo perso il ricorso e siamo stati condannati a pagare le spese legali. Oggi dico no ma oramai c’è e la situazione va affrontata: non mi esprimo su come intervenire fin quando non saremo forza di governo, per ora deve farlo l’amministrazione locale dei 5 Stelle.

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