Il viaggio di Perla, mamma single

Una mamma e un figlio di quattro anni, un viaggio di tre mesi dall’Indonesia all’India. La storia di Perla Alangi, ventisettenne tiburtina

Quando ha fatto il biglietto di sola andata per Bali per lei e suo figlio di 4 anni in molti l’hanno criticata: “è pericoloso” – dicevano – “è poco sicuro portare un bambino in un viaggio così impegnativo”. Ma Perla Langhi, ventisettenne tiburtina non ha avuto dubbi e con un sorriso e due grandi valigie il 15 gennaio 2020 si è lasciata tutto alle spalle tenendo per mano suo figlio Jordan, pronta ad affrontare un itinerario che prevedeva oltre tre mesi di spostamenti in Asia, tra Indonesia, Tailandia, India e Cambogia con autobus, treni e motorini. “è stato un sogno. Per me essere genitori significa trasmettere anche il nostro modo di vedere la vita. Quest’esperienza unica ci ha unito molto, mio figlio la ricorderà tutta la vita” racconta.

Lo scoppio del virus ha modificato l’itinerario: il viaggio doveva durare 5 mesi ma dopo appena due dall’India Perla è dovuta rientrare in Italia ed ha trascorso la quarantena a Tivoli da Marzo a Giugno. Ora è tornata in Australia, a Sydney, dove lavora in un Casinò Online. Al telefono dall’altra parte del mondo ci arriva la sua voce e, a volte mescolando un po’ l’italiano con parole inglesi, ci racconta il suo viaggio, documentato anche sui social nei due profili Instagram “The Tiny Traveller” (cioè “il piccolo viaggiatore”) e “the_eco_muma”, un “diario online” dove Perla ha postato gli scatti di lei e Jordan nelle varie tappe della loro avventura.

Perla, come è nata l’idea di un viaggio in Asia on the road con tuo figlio?
Sentivo il bisogno di rallentare – “slow down” dice – qui a Sydney la vita è molto frenetica e per anni, essendo una mamma single ho fatto anche tre lavori per andare avanti. Mi sentivo stanca, avevo bisogno di godermi del tempo insieme a mio figlio, così ho scelto l’Asia, una destinazione che per noi in Australia è molto vicina e economica e dove io ero già stata tante volte.

Hai sempre avuto una grande passione per i viaggi, da chi l’hai ereditata?
Da mia mamma Mirella, che è sempre stata il mio esempio di coraggio e tenacia. Sono cresciuta in mezzo ai turisti, al chiosco di souvenir davanti a Villa D’Este a Tivoli che era gestito da mia madre, e lì è nato il mio desiderio di viaggiare, di vedere i posti lontani da cui arrivavano tutte quelle persone. Con mia mamma abbiamo viaggiato tanto, non dimenticherò mai i viaggi con mia madre e vorrei che un giorno mio figlio possa dire la stessa cosa.

Come è stato per te condividere quest’esperienza con tuo figlio?
È stato stancante! (ride)Avere il bambino con me 24 ore su 24 in una routine completamente stravolta è stato difficile. All’inizio non pensavo avrebbe ricordato molto, invece ne parla spesso, si ricorda tantissime cose: per lui è stata un’esperienza significativa.

Come cambia il tuo modo di viaggiare quando sei con lui?
Quando viaggiavo sola andavo all’avventura, mentre con il piccolo devi pianificare, avere più attenzioni e portare più cose: non sai mai di cosa può avere bisogno. Abbiamo fatto tanti vaccini e un’assicurazione sanitaria (la prima in tutti i miei viaggi in Asia).

Per un bambino il viaggio e gli spostamenti possono essere fonte di stress. Quale è il tuo segreto per farlo stare tranquillo?
Innanzitutto penso che i bambini si adattano molto meglio degli adulti a tutte le condizioni, sia a cambiare le proprie routine che a dormire su materassi scomodi o mangiare cibo nuovo. Conosco persone adulte che non potrebbero fare un viaggio come questo, mentre Jordan non ha avuto difficoltà, sempre felice e entusiasta. Quando si viaggia con un bambino bisogna sempre ricordare che i piccoli assorbono le nostre emozioni, dalla paura alla gioia: se il bambino vede che la mamma è tranquilla, anche lui lo sarà.

Pensi che quest’esperienza abbia cambiato il vostro legame?
Ho scoperto un nuovo modo di vivere il rapporto madre-figlio, al di fuori della routine quotidiana e della normalità. Per lui è stato molto positivo: non andare a scuola e stare con mamma tutto il giorno, fare tante cose insieme, mangiare fuori, dormire in posti nuovi. È stato una scoperta, un’avventura, uno stimolo educativo di grande valore.

A livello di crescita come pensi che abbia influito su di lui questo viaggio?
Viaggiare aiuta i bambini ad abituarsi al cambiamento, a uscire dalle proprie “comfort zone”, li prepara ad affrontare il mondo che è fatto di imprevisti e diversità invece di crescerli in delle “campane di vetro”, in cui la sicurezza ha il costo di tenerli lontano dalla realtà. Da questo viaggio Jordan ha imparato tanto e si è aperto molto con gli altri. Era un bambino piuttosto timido, in India si è trovato davanti una cultura che è estremamente accogliente (al limite dell’invadenza), tutti gli parlavano, lo salutavano, così ha iniziato a parlare e “aprirsi” molto di più con gli altri, anche se non capiva la loro lingua.

Una sorpresa che non ti aspettavi da questo viaggio?
Ce ne sono state centinaia, dai posti meravigliosi alle persone conosciute in viaggio, con alcune siamo ancora in contatto. Un esempio? Il titolare dell’albergo davanti al Taj Mahal, che ci ha invitato casa sua, presentandoci tutta la famiglia e offrendoci il the. O il viaggio di 9 ore su un bus notturno: Jordan non ha fatto che guardare fuori dal finestrino, non credeva ai suoi occhi.

Su Instagram hai documentato le tappe nel profilo “The tiny traveller” postando le foto di te e Jordan durante il viaggio. Perché questa scelta?
Sono una persona molto social, in passato ho sofferto di attacchi di ansia, e condividere con gli altri alcuni aspetti della mia vita mi ha aiutato a trovare conforto. Quando ho deciso di intraprendere questo viaggio ho pensato di creare un profilo speciale per raccontarlo, e per lasciare un “diario di viaggio” digitale di questa esperienza.

Hai ricevuto tanti messaggi dai tuoi followers? Ci sono state anche delle critiche, come hai risposto?
Ho ricevuto tanti messaggi di incoraggiamento e complimenti. Ma anche molte critiche c’è chi mi ha scritto che consideravano questo viaggio troppo pericoloso per un bambino piccolo. Ho reagito dandogli il giusto peso: ho imparato che quando diventi mamma tutti si sentono in diritto di criticare le tue scelte. Penso che la cosa migliore che si possa fare è dare il meglio, fare ciò che si ritiene giusto per sé e per il proprio figlio.

La tua filosofia di viaggio? Essere un viaggiatore e non un turista. Quando vado in un posto mi piace immergermi nella cultura locale, fare più esperienze possibili: ad esempio siamo andati a lezioni di cucina, feste tradizionali, tour nei templi, abbiamo partecipato anche all’Holy Festival in India (il famosissimo festival dei colori).

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