Tivoli e il partigiano doppiogiochista

Da sempre le guerre e le missioni più importanti si sono “appoggiate” ad operazione di intelligence. L’aviosbarco degli Alleati sulla Capitale è stato indubbiamente una tessera molto importante di un puzzle, che ha contribuito a portare alla liberazione del Paese dalla morsa dell’Asse. In questo caso, buona parte del successo dell’operazione dipende da una radiotrasmittente, che i partigiani tiburtini decidono di affidare ad un uomo impegnato fin dalla prima ora nella lotta contro i nazi- fascisti: Eletti. Qualcosa, però, turba coloro che con azioni mirate sostengono gli Alleati e il “partigiano della prima ora” finisce per essere costantemente pedinato. In guerra non sono mai mancati i doppiogiochisti e neppure chi allettato da grosse somme di denaro, oppure da un passaporto per un “paese buono” decide di cambiare bandiera. I sospetti di tradimento verso Eletti, sono talmente forti che i partigiani tiburtini si convincono sempre più della sua mancanza di affidabilità. La conseguenza è l’uccisione, con l’assenso degli Alleati. Alla fine del conflitto, gli assassini del “partigiano della prima ora” finiscono sotto processo per, poi, essere assolti. Le guerre, quindi, si combattono e si vincono non solo sul campo di battaglia con i soldati.

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Fernando Giacomo Isabella

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