Apocalisse a Tivoli

Diverse volte in televisione restiamo sbalorditi da immagini che riportano zone del nord del Paese, letteralmente travolte da improvvise alluvioni. Vento forte, pioggia incessante e fiumi che si trasferiscono sulle strade. Sfortunatamente, questi scenari non appartengono al mondo delle fiction e rappresentano una triste realtà che accompagna la storia dell’uomo fin dal principio. In passato anche Tivoli è stata costretta a subire una terribile alluvione nel 1826 ed è lo Francesco Bulgarini a scrivere “A mezzodì del 16 novembre stante una straordinaria piena, in poche ore, l’alveo del fiume si abbassò otto metri. Quindi crollò la strada di S. Falena e quella di S. Lucia unitamente alla chiesa e a diciotto case circostanti, porzioni di palazzo Boschi con i giardini. Fortunatamente nessuno perì. Solo molte masserizie non poterono salvarsi e un eccidio di centinaia di persone sarebbe avvenuto se il disastro accadeva di notte”. Incensanti giornate di pioggia, in quelle ore terribili, contribuiscono ad ingrossare a dismisura il fiume Aniene che in quel lontano periodo costeggiava le abitazioni. Solo successivamente Papa Gregorio XVI finanzia una serie di opere sul fiume, allo scopo di rendere più sicuro l’abitato dalla furia della natura.

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Fernando Giacomo Isabella

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