Drive-in senza bagni, lo sfogo di Laura che “non l’ha trattenuta”

“Sono andata a casa a cambiarmi e lavarmi. Ho dovuto mettere il pannolone di mio padre” racconta la donna con lacrime di rabbia agli occhi “È vergognoso che non ci sia un bagno”

Code infinite per effettuare il tampone e risposte tardive per i risultati. Ma a Guidonia, al Drive-in allestito all’aeroporto militare “Alfredo Barbieri”, il problema principale risulta essere l’assenza di bagni all’esterno. Le persone si mettono in fila anche alle 7 del mattino, nonostante il Drive-in apra alle 14, visto che i tamponi disponibili sono solo 100. Il personale è disponibile e distribuisce bottiglie d’acqua alle persone in coda. Ma bere acqua dopo un po’ comporta alcuni bisogni.

Alle 10:30 del mattino di domenica 18 ottobre, in una Fiat Punto nera, c’è una signora con i capelli corti e rossi seduta al posto del passeggero. Si chiama Marzia. Dentro l’automobile, lato guidatore, il sedile è coperto con uno straccio e un telo di plastica. “In realtà io ho già fatto il tampone a lavoro, sono qui per dare un attimo il cambio a mia sorella. Le è capitato un piccolo incidente”. La sorella arriva poco dopo, è Laura – che preferisce riferire solo il suo nome, rimanendo per il resto totalmente anonima – in sella a un motorino. Il casco e la mascherina lasciano intravedere solo gli occhi, pieni di lacrime di rabbia. Si scusa con la sorella per l’attesa e poi inizia il suo sfogo: “I bagni ci sono solo dentro. Ma le otto ore che uno passa in fila fuori? Non credo sia tanto difficile mettere due bagni chimici con una persona che dopo ogni utilizzo igienizza il tutto. Sarebbe come il bagno pubblico di un qualsiasi altro luogo.”

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“È vergognoso. Al di là di tutto, dello stare qui in fila ore e ore. Però la gente si mette a disposizione perché è per noi e per gli altri, è precauzione. Non faccio polemica se devo venire qui alle 7 del mattino per prendere il numeretto, attendere l’apertura del Drive-in e il mio turno. Ma che uno debba stare otto ore, se no di più, qui fuori e non ci sia un bagno lo trovo inaccettabile. È assurdo. Non esiste che si debba andare in mezzo al campo perché si parla di civiltà. E io piuttosto me la sono fatta addosso, in auto.”

“E lo dico senza vergogna” prosegue Laura “Perché chi si deve vergognare non sono io. Ora dovuto scomodare mia sorella perché sono andata a casa a lavarmi e cambiarmi. Ho dovuto mettere il pannolone di mio padre! Da qui alle 14, quando aprirà questo drive-in, sicuramente mi riscapperà. E ho paura di fare come prima. Ho anche dell’acqua in macchina, ma non la bevo. Anche le forze dell’ordine che distribuiscono l’acqua… io li ringrazio, ma se uno beve poi avrà dei bisogni fisiologici. E dove va?”

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