“Parlando per vie traverse con chi fa indagini di un certo livello, questo delitto viene da lontano ed è stato fatto da professionisti ma inizialmente lo hanno voluto far apparire come un’opera fatta da balordi”.
A parlare è Roberto Calore, il 62enne artigiano di Tivoli fratello di Sergio, l’ex terrorista “nero” ammazzato il 6 ottobre 2010 nel suo terreno di campagna a Guidonia con circa trenta colpi, tra picconate e coltellate. Per la prima volta a distanza di dieci anni, Roberto ha deciso di parlare con Tiburno di quella vicenda in cui era sospettato di essere il Caino che armò la mano spinto da antichi rancori e motivi di eredità, un’ipotesi scioltasi come neve al sole lasciando il giallo irrisolto.
La Procura di Tivoli ha infatti archiviato il caso nel 2015 perché a suo carico non c’era uno straccio di riscontro ai sospetti dei carabinieri. Secondo gli investigatori vittima e assassino si conoscevano. E il primo si fidava del secondo che lo aggredì alle spalle inaspettatamente. La pista politica fu scartata subito, anche se le rivelazioni di Sergio Calore permisero di fare luce sull’eversione nera e su alcuni delitti e attentati degli Anni di Piombo.
“Perché non è stata battuta? E allora perché sulla strage di piazza Fontana non si è mai saputo niente? E perché quella dell’Italicus è finita allo stesso modo? Perché alla gente gli si trova un colpevole, non il colpevole. Nel caso di Sergio bisogna vedere cosa c’era sotto. Forse dovrebbe rileggere le dichiarazioni del giudice giudice spagnolo Fernando Andreu del Juzgado che indagava sull’Eta: a suo tempo disse subito che il delitto non era affatto opera di balordi e che mio fratello era stato due anni consecutivi in Spagna. Cosa era andato a fare non lo so. Le dico, però, che le Brigate Rosse facevano omicidi in Russia in cambio di favori da parte dei russi i quali in cambio facevano gli omicidi in Italia. Così come i terroristi di destra facevano la stessa cosa in Spagna”.
“Di sicuro tra me e Sergio i rapporti erano eccellenti – sottolinea Roberto Calore – l’indagine su di me è stata ridicola: sono disposto ancora oggi a fare un confronto televisivo con gli inquirenti, magari volessero”.
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