“Tamponi rapidi in farmacia”, ma il Protocollo non è stato ancora pubblicato dalla Regione Lazio

Le trattative sono in corso proprio in questi giorni e la situazione si potrebbe sbloccare

Parola d’ordine: “tracciare”. La procedura va assolutamente velocizzata. Facile a dirsi e da scrivere. Più difficile da attuare in farmacie che quasi mai hanno spazi consoni a percorsi distanziati e assolutamente dedicati per i richiedenti. Altro problema per l’effettiva applicazione della disposizione, solo dichiarata, consiste nella mancanza di personale specifico da impiegare per questo tipo di operatività e organizzarlo con i giusti livelli di abbigliamento protettivo. I medici non possono mettere piede in farmacia per professare alcuna delle loro attività, lo dice la legge. Quindi non potranno essere arruolati allo speciale compito all’interno delle farmacie. Altro problema che si intravvede consiste nella convivenza tra i clienti ordinari della farmacia e coloro che sono sospetti di aver contratto il virus. Come potranno convivere negli stessi spazi? Quali sistemi di profilassi? Tutto ancora da decidere. Eppure a colpi di dichiarazione pare proprio che si voglia fare. L’interesse del sistema farmaceutico consiste nell’accreditarsi come vero e proprio primo luogo di assistenza sanitaria del territorio. Ma gli slogan e le belle parole trovano difficile attuazione. Succede così che le dichiarazioni di consenso e collaborazione abbiano il sapore di puro valore diplomatico. IL sistema farmaceutico per il costante braccio di ferro col sistema sanitario nazionale non può dire di no. Ma i farmacisti, singolarmente, a denti stretti, sono assai poco disponibili ad adottare la pratica del vaccino nel loro esercizio.

In ogni caso bisogna aspettare che la Regione Lazio pubblichi il Protocollo di applicazione della pratica che ancora resta un gioco di dichiarazioni di intenti e di disponibilità. Si dovrà vedere, allora, quante farmacie possono effettivamente organizzarsi. E allora si prevede una selezione molto forte. Solo chi doterà di ampi spazi potrà dare un’organizzazione di questo tipo. Oppure, come già succede in Regione Piemonte, le farmacie sono solo da tramite tra la richiesta e la destinazione finale che deve essere espletata esclusivamente nelle strutture delle aziende sanitarie locali.

 

Tutto il carico su questi antichi speziali. Gli avamposti del sistema sanitario che non riesce a riformarsi pagano pegno

Negli ultimi anni sono state accreditate sedi farmaceutiche parallele per prodotti non strettamente indicati da ricetta medica. I farmacisti sono in braccio di ferro per non perdere alcune prerogative nella disponibilità di specifici dispositivi medici. Quindi sono nell’occhio del mirino, molto bersagliati. Oggi si guarda a questi primi presidi di Sanità come soluzione ad arretratezze del sistema.

Sono diciottomila farmacisti italiani. Se tutti fossero pronti la pratica dei vaccini sarebbe facilmente risolta. Ma è ben difficile si risolva in questo modo. Organizzarsi è un gran lavoro. “Fare i tamponi rapidi” è facile da dire. Più difficile organizzare all’interno delle strutture farmaceutiche. Ma per coloro che sempre si sono presentati come i primi presidi sanitari del territorio consiste in una prova di maturità importante per ricevere dal sistema sanitario nazionale altri incarichi futuri. Quindi la scommessa è alta, un appuntamento da non mancare. Assenso dato anche dalla Federazione ordini farmacisti italiani che a fine estate aveva già chiesto che i farmacisti fossero coinvolti nelle campagne di screening del personale e della popolazione scolastica.

Ma sempre in farmacia, i titolari dovranno fare bene i conti perché le condizioni con le quali si chiede la piena aderenza ai protocolli di correttezza delle operazioni di pungitura sono assai severi. Bisogna avere una stanza riservata. Destinare personale dedicato. Percorsi separati di entrata e uscita.

Sempre in farmacia, come per i laboratori specializzati, di potrà scegliere tra test qualitativo (dove si attesta se c’è o non c’è il virus) o quantitativo (quanto virus è presente).

Necessaria la prescrizione del medico curante. Sufficiente presentarla attraverso la ricetta bianca. Non serve neanche sia attinta dal ricettario del Sistema Sanitario Nazionale. Non opportuna

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