Slitta l’arrivo dei fondi del Recovery Fund

Così desiderati, questi soldi, e così ancora lontano dall’averli: i paesi che ricattano l’Europa

Non ci sono solo i paesi “frugali” (quelli che credono di sapere tutto sull’andamento economico dei propri cittadini e delle proprie imprese), a far ritardare l’arrivo dei fondi del Recovery Fund, così desiderati in questi tempi bui. Secondo il piano in discussione, la cessione dei finanziamenti avviene verso un paese in cui è mantenuto lo stato di diritto. Una definizione che risulta molto vaga per i primi ministri di Ungheria Viktor Orban (promotore della cordata), Polonia Mateusz Morawiecki, Slovenia Janez Jansa. Le loro motivazioni? A dirla proprio con Janez Jansa, “solo un organo giudiziario indipendente può dire cos’è lo Stato di diritto, non una maggioranza politica”. Molto probabilmente, oltre all’intenzione di tenere bassi i diritti civili dei loro cittadini, c’è l’obiettivo di minare le politiche sulla migrazione dei singoli stati e cercare di ricevere più finanziamenti da lasciar arrivare nelle loro voraci casse nazionali. La loro richiesta è il ritorno all’accordo del vertice di luglio sul quadro finanziario, senza subordinare l’uso dei fondi allo stato di diritto.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dietro il suo sorriso dolce, dice con fermezza, però: “Andiamo avanti”. Speriamo non venga fermata da questi personaggi.

 

 

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