Monterotondo – Gli studenti del Liceo Peano scrivono alla “Scuola”

Lettera degli studenti della 5°I del Liceo Scientifico Giuseppe Peano

Cara Scuola,

ti ricordi di quando da bambini ci accogliesti tra le tue braccia e iniziasti ad insegnarci a vivere? Quella promessa che ci fu tra di noi poneva le sue radici su un rapporto di fiducia che purtroppo inizia a barcollare.  Prima era un piacere sedere tra i tuoi banchi ed iniziare ad esplorare quell’ignoto che affascinava le nostri piccole menti;  crescendo ci hai resi sempre più consapevoli di quelle che erano le nostre passioni, i nostri sogni; ci hai accompagnato nella ricerca della versione migliore di noi stessi.  Ma adesso qualcosa è cambiato. Il virus che da marzo ha invaso tutto il mondo sta avendo degli effetti anche su di te. Se all’inizio sembrava aver colpito solo le strutture adibite all’istruzione, adesso sta infettando la tua essenza più pura, annullando quel fascino che ti rende unica da sempre. 

Dove sei scuola ora che ne abbiamo più bisogno? Dov’è finita la sicurezza che ci infondevi? La nostra società liquida congiunta all’azione di questo virus ha reso tutto più instabile, noi studenti confidavamo in te come ultimo ed unico punto fermo rimasto: eppure ci siamo dovuti  ricredere. Forse ti starai chiedendo il perché di questa lettera, adesso te lo spieghiamo. Durante le vacanze di Natale si è discusso ampiamente sulle modalità di rientro e soltanto il 5 gennaio, a due giorni dalla riapertura, abbiamo ricevuto notizie. Quella circolare enunciava il rientro al 50% dividendoci in due turni, uno dei quali terminava alle quattro del pomeriggio, cambiando tutti gli orari interni. Come potrai immaginare lo studio svolto durante le vacanze in funzione della chiusura del quadrimestre è risultato vano, perché tutte le date dei diversi compiti sono cambiate con pochissimo preavviso. Tutto questo perché si è scelto di far fronte alle esigenze dei trasporti senza considerare quelle di noi studenti. Questi provvedimenti hanno annullato la nostra vita extrascolastica, tornare a casa alle 16:30 del pomeriggio significherebbe studiare per tutto il giorno. Questi sono ritmi stressanti che hanno provocato in tantissimi dei tuoi studenti fenomeni di burnout, ti hanno reso tossica e pesante. Ormai l’atteggiamento più comune tra di noi è la rassegnazione: abbiamo paura che nessuno ci venga  in contro, che saremo costretti a far fronte a questi ritmi pesanti, alienando la nostra vita extrascolastica, le nostre passioni, i nostri sogni. Noi non solo non vediamo l’ora di rientrare in classe, ma abbiamo proprio bisogno di riviverti come eravamo soliti fare prima che il coronavirus sconvolgesse ogni cosa. Non sarebbe forse meglio trovare una soluzione definitiva piuttosto che continuare con questa politica scolastica dello “stop and go”? C’è davvero tutta questa fretta di riaprire le istituzione scolastiche in un momento in cui la curva dei contagi non fa che salire? Pensi sia giusto che noi ragazzi non veniamo più visti come tali ma solo ed esclusivamente come studenti?

Tutti noi durante questi mesi di DAD abbiamo continuato a studiare, a sostenere compiti e interrogazioni: noi non ti abbiamo mai abbandonato. Citando i nostri colleghi del Tasso, noi “vogliamo tornare a scuola, non solo in classe”. Vogliamo tornare a vivere la gioia di un’istituzione sana che ci ascolti, per cui non siamo solo un problema da risolvere;  che metta la nostra salute e sicurezza al primo posto e che continui a darci il buon esempio come finora ha sempre fatto.

Tutti noi abbiamo deciso di scrivere questa lettera perché possiate capire che, se pur sul piano teorico i provvedimenti presi  nell’ “UFFICIALE.U.0039279.24-12-2020” del Ministero dell’istruzione possono sembrare soluzioni, non lo sono su quello pratico. Noi non siamo automi, non ce la facciamo a reggere questi ritmi, abbiamo bisogno di riposo, di svago per poter dare il meglio di noi. Speriamo vivamente che possiate rendervi conto che, sebbene l’istruzione sia molto più efficace in presenza, noi e i nostri professori  ci siamo impegnati tantissimo affinché funzionasse anche a distanza. Questi mesi di DAD non sono stati vani, ma hanno fruttato tantissimo. Noi non avvertiamo questa fretta di riaprire gli istituti, preferiremmo aspettare ce ci siano le condizioni adeguate e non doverci adeguare alle condizioni attraverso ritmi pesanti, classi al 50% e tantissima insicurezza. Finora tutti i provvedimenti non sono durati per più di due mesi, ci è stato tolto tutto con questo virus, per favore evitiamo di rendere le cose più instabili e difficili di quello che già sono.

 

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