Governo a una svolta, ma che sia una svolta!

Altrimenti si vada al voto senza perdere tempo ulteriore

!La crisi era annunciata ma gli apprendisti stregoni della politica non volevano crederci. È chiaro che un centro sinistra di questo tipo avrebbe potuto continuare a campare senza troppi problemi in tempi di pace. Con l’evento della pandemia e i duecento-nove miliardi del Recovery Fund, sul quale fare progetti che l’Unione Europea ci deve approvare, era chiaro che sarebbe cambiato il gioco. La partita non poteva essere gestita nelle mani dell’avvocato della provincia leccese. Un governo consapevole della fase che stiamo vivendo, conoscendo le grandi conflittualità che persistono in Italia, avrebbe dovuto aprire la dialettica a tutte le forze in campo. Giuseppe Conte ha invece preteso di gestire i compiti in maniera del tutto personalistica. Ed è così che è arrivato il primo stop da parte di Renzi. In verità era tutto il Pd che lo voleva, ma se lo avesse chiesto a chiare lettere come ha iniziato da subito a fare Renzi, si sarebbe aperta una frattura insanabile. Come può un governo andare avanti se una sua intera metà si frappone? Sarebbe stata subito crisi. E invece il quadro si è ricomposto. IL Recovery Fund è stato almeno tracciato con qualche sensatezza. Ma così non poteva bastare. – La politica ha un funzionamento non scritto e duecento-nove miliardi debbono essere gestiti in modo collegiale. Ciascuno deve controllare gli altri. Tutti debbono sapere tutto. E anche la divisione governo e opposizione rischia di apparire superata. – E allora un governo coi segretari di partito, o con loro fiduciari tecnici, potrebbe garantire tutti. Ora ‘Giuseppi’ consegnando le dimissioni – quelle che non voleva rassegnare perché convinto di trovarle con semplice mercanteggio coi singoli nei partiti – potrebbe trovare una brutta sorpresa. Trovare come d’incanto l’accordo che fino a poche ore fa non c’era. I rappresentanti dei partiti centristi saranno disposti a votare il governo evitando le elezioni. Tutto bello. Ma con un altro presidente del Consiglio. Finirà un’altra meteora della Storia italiana. Anzi no. Riapparirà Conte col suo partitello centrista. Ma come Segni, come Di Pietro, come lo stesso Prodi, saranno destinati alla dissoluzione in breve. La politica non si improvvisa. Ha bisogno di un pensiero organizzato. Ha bisogno di una pluralità di pensieri uniti in una grande direzione di marcia. Ma questa non può determinarla una persona sola al comando. L’ennesima lezione di questa vicenda è questa.

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