Tutti convocati per rifare il paese

“Nessuno si salva da solo”

Il report delle vaccinazioni il 10 aprile trasmette il dato per cui è “vaccinato il 39% degli over 80 in Italia, al 68% la prima dose”. Mai ci si sarebbe aspettata tanta farraginosità nell’effettuazione del vaccino considerato ad inizio anno la grande salvezza. E come al solito ci troviamo a dire che le disfunzioni fanno emergere le nostre disfunzioni molto chiare da tanto tempo ma oggi diventate vorticose.

Ancora come al solito, ci ripeteremo la considerazione che probabilmente questa grande lezione non ci insegna nulla. Il nostro paese tornerà ad essere lo stesso coi disguidi causati dai troppi centri decisionali dai confini poco netti, tali da creare facili conflitti di attribuzione: regioni-stato, pubblico-privato (entrambi con funzioni di pubblica utilità e dalla mano pubblica finanziato), prerogative contro nuovi diritti acquisiti …

Il marasma nel quale siamo coinvolti rischia di porsi come un male peggiore del virus, tanto più se le soluzioni sistemiche non prevalgono sul dibattito fine a sé stesso: la ritrosia verso i militari (Murgia), vaccinati di fatto e vaccinati di diritto (Scanzi), giovani e vecchi nella rincorsa ad immunizzarsi (Draghi psicologi trentacinquenni).

La vicenda della pandemia riporta alla ribalta un luogo mentale presente sia nella matrice cattolica che in quella socialista. Il fatto cioè che nessuno si salva se non sono salvi tutti. E questo non vale solo per la persona in relazione alla collettività, ma anche per la comunità di appartenenza nei confronti di altre comunità, del proprio paese riguardo gli altri paesi.

La pandemia potrebbe essere l’occasione del revival di una rivoluzione culturale che invece tarda ad affermarsi. La vittoria del soggetto nell’accaparrarsi il primo appuntamento utile per vaccinarsi resta prevalente. Se questo fosse, però, anche questa è una lezione importante: al di là dell’individuo non c’è niente.

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