Confronto

Riparte il confronto in Amazon sotto la supervisione del ministro Orlando

Ieri 15 aprile c’è stata una riunione-confronto con tutti i protagonisti della vertenza Amazon sotto lo sguardo attento (si spera) del ministro del lavoro Orlando, la prima volta dopo lo sciopero nazionale del 22 marzo. Prossimo appuntamento tra due mesi

Amazon: sono ritornati a sedersi tutti attorno al tavolo del confronto, i rappresentanti sindacali dei lavoratori (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti) e i vertici della multinazionale e di Assoespressi. Una riunione diversa dal solito, sotto lo sguardo attento del ministro del Lavoro Andrea Orlando, che l’aveva sollecitata all’indomani dello sciopero nazionale di tutta la filiera della logistica Amazon il 22 marzo scorso. Il quadro della trattativa si sta ricomponendo, riparte davvero il confronto? All’insegna dell’ottimismo la prima dichiarazione dei tre sindacati unitari che in un loro comunicato sottolineano l’importante “passo avanti”, proprio grazie all’intervento del responsabile del dicastero del lavoro che ha invitato le parti a rivedersi nel giro di due mesi, per verificare l’andamento del confronto e “il raggiungimento di un’intesa sulla corretta applicazione delle normative sul lavoro e del contratto nazionale”, scrivono i sindacati.

In ballo ci sono da definire le norme del nuovo modello di organizzazione di un tipo di lavoro, quello che caratterizza in primis tutta la filiera Amazon, che è tradizionale e “digitalizzato” allo stesso tempo, tra manualità ed algoritmi, e che non può più essere scandito dai ritmi stringenti dettati dagli strumenti informatici. Infatti, spiegano i sindacati, “si chiede secondo anche quanto previsto dalla contrattazione del nostro paese, il riconoscimento, in ogni sito produttivo e per ogni impresa anche in appalto, del ruolo del rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza per il rispetto della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro e l’applicazione dei protocolli per il contenimento del Covid-19”. E il confronto si gioca in primo piano proprio sulla ridefinizione dei ritmi, dei carichi, dei turni di lavoro, nonché delle condizioni economiche, non solo dei lavoratori “dentro” Amazon, ma di tutti gli addetti delle diverse società appaltatrici del colosso americano che concorrono a portare i pacchi nelle nostre case. Considerazioni, queste, “da estendere pure al lavoro interinale e precario”, secondo l’intento dei sindacati. Motivazioni che hanno però portato allo scontro di gennaio, al termine del confronto e alla dichiarazione dello sciopero nazionale. Basterà, ora, l’esortazione del ministro Orlando a creare un’intesa soddisfacente per entrambe le parti?

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