La Super Lega slega gli appetiti

Nulla di nuovo sotto il sole per il calcio che trova nuova fonte di mercificazione

In questa levata di scudi per lo sport popolare a matrice nazional-campanilista la vera meraviglia è la meraviglia dell’Uefa. Sono anni che il progetto di un campionato tutto speciale per le big d’Europa torna alla ribalta. La Uefa non attrezzandosi a organizzarlo è stata superata dai club.
Fine della partita. E non deve neanche meravigliare la natura mercantilista del calcio d’elite mondiale. È per i grandi spostamenti di capitale tesi ad acquisire le vedètte di quel mezzo ettaro di prato che il pubblico pagante discute e si divide. In questa impalcatura costruita dal mercato la novità consiste nel fatto che ora si voglia tirar su un piano rialzato. La deprivazione dal senso dell’origine di questo sport ce l’abbiamo da diversi decenni, da quando a illustri ragionieri in mutande sono diventati dei divi strapagati. Del resto, è giusto ed è normale. Sono pagati secondo la gran mole di capitali che muovono. Nulla possiamo dire contro il mercato.
Ma a noi piace il calcio per il bel gesto, per il senso di geometrica potenza espresso dalle squadre rivali, per la scommessa e per la dimensione scacchistica racchiuse tutte in questo sport. Ma sono aspetti che si riducono a ben poca cosa senza il senso di appartenenza a certi colori, a un simbolo, a una tradizione.
Ed è questa che si perderebbe, forse definitivamente, se si realizzasse la Super Lega. Un altro tratto di questo sport popolare consiste nel senso profondo di democrazia in cui una squadra provinciale può capitare di battere una compagine di rango. E questo succede! Può succedere … È successo.
Con la Super Lega la democrazia sarebbe cancellata dal sogno nel quale ogni tifoso è legittimato a sperare.
Finita l’illusione che tutto fosse effettivamente un gioco! Il passaggio è una necessità per i grandi colossi finanziari che sostengono questa fabbrica di illusioni. Un tempo si sarebbe detto: “il capitalismo svela la sua maschera di macchina finalizzata al profitto”.
Ma anche la suggestione della versione del calcio popolare, legato alle masse, non deve consolare essendo una versione legata alla dimensione oppiacea che Marx individuava nella religione. In questa versione sempre grandi capitali vengono spesi con la finalità di costruire la macchina del consenso.
L’unica versione possibile di questo gioco, perché resti un gioco, è quella delle competizioni sui campi di quartiere, come ci sono a Villalba, Monterotondo, Tivoli … Qui i ragazzi si misurano per l’ottenimento effimero della gloria. Qui si afferma il bel gesto, l’affiatamento, la voglia di vincere … Tutto il resto è speculazione.
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