Siamo ancora il paese che raccontava Flaiano

Dopo i pianti sul lavoro nei comizi del Primo Maggio la questione è il tentativo di ledere le libertà d'espressione del 'comunista col rolex'

Il nostro paese si conferma pronto a scendere in campo per la strenua difesa dei forti. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il Fedez che si è dichiarato sotto pressione per cose che i vertici Rai gli chiedevano di temperare e lui invece ha detto così come le pensava. Il teatro tutti lo conosciamo. Inutile ripeterlo, la rappresentazione di festa del Primo Maggio.

Ma il dato che pochi hanno rilevato consiste in una questione che sta molto più all’ordine del giorno nell’agenda dei parlamentari: la ricomposizione del Consiglio di amministrazione della Rai rimasto formato dai nominati del precedente governo.

Debbono mettersi da parte quelli indicati nel primo governo Giuseppe Conte e allora va bene la gazzarra animata dal “comunista col Rolex” che parla di diritto al lavoro offeso mentre col suo cappellino sponsorizza l’impresa di abbigliamento sportivo accusata per aver utilizzato lavoro minorile e sottopagato. Proprio quello che ha fatto il testimonial per la più grande impresa in ascesa di fatturati in questi ultimi anni ma in aumento vertiginoso anche di sfruttamento del lavoro senza garanzie e con salari a condizioni di sussistenza.

Ma chi è la persona che videoregistra una telefonata per renderla pubblica e documentare una repressione non avvenuta? Gli si chiedeva di riflettere su una questione di opportunità visto il grande teatro a lui offerto, non era il caso di lanciare proclami per messaggi di parte. Tutto qui.

Questo è l’uomo. Questi sono gli uomini che debbono riferirsi a questo uomo per animare un contenzioso coi vertici Rai che altrimenti saprebbe solo di occupazione di posti di potere. Ma questo è il quadro che danno tutti gli altri pronti a dichiararsi in aiuto del più forte.

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