TIVOLI - Frode al Fisco, impiegato condannato a risarcire 831 mila euro

Dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Tivoli applicava sconti non dovuti sull’iva delle auto importate. Nonostante fosse stato sospeso dal servizio, è entrato nel sistema con le password “sistemando” 171 pratiche

Quando il Direttore iniziò ad avvertire puzza di bruciato, gli ordinò di non espletare più quella mansione. Ma lui, avendo le password, continuò ad accedere nel sistema informatico e ad applicare indebitamente “sconti” sull’Iva di auto usate acquistate all’estero e importate in Italia. Un “giochetto” che costerà caro a un 51enne di Tivoli, dipendente della locale sede dell’Agenzia delle Entrate.

Con la sentenza numero 180 pubblicata l’11 marzo scorso la Corte dei Conti lo ha infatti condannato a risarcire all’Agenzia delle Entrate un danno erariale pari a 831.825 euro derivato dai minori introiti relativi all’evasione dell’Iva sulle vendite di autovetture negli anni di imposta 2014-2015. I giudici hanno condiviso l’impianto accusatorio della Procura contabile riconoscendo la piena responsabilità amministrativa dell’impiegato che non si è neppure costituito nel processo.

Il 23 maggio 2019 a denunciare il caso alla Corte dei Conti era stata la Direzione Centrale Audit Area Centro dell’Agenzia delle Entrate dopo una verifica ispettiva interna effettuata tra aprile 2015 e luglio 2015 che accertò 171 pratiche illecite lavorate negli ultimi due anni. In buona sostanza il dipendente entrava nella “Banca Dati Motorizzazione”, il sistema informatico in dotazione all’Agenzia, e applicava il regime agevolato – detto “a margine” – dell’Iva alle vendite di auto usate effettuate da operatori del settore.

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Iva che, in caso di beni usati provenienti da un altro Stato membro dell’Unione Europea, va applicata non sull’intero corrispettivo della cessione del bene, bensì sull’eventuale “margine” positivo tra il prezzo dell’operazione e il prezzo di acquisto del veicolo, purché usato con una percorrenza superiore ai 6000 chilometri e cessione da oltre sei mesi dalla data di immatricolazione.

Dalle indagini è emerso che da gennaio 2013 a gennaio 2015 l’impiegato effettuò 171 immatricolazioni di auto importate ma sprovviste dei requisiti per l’agevolazione fiscale. Immatricolazioni che il dipendente omise di sottoporre al visto preventivo del Direttore Territoriale e che continuò a svolgere nonostante l’11 gennaio 2013 fosse stato sospeso con uno specifico ordine di servizio.

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Dall’ispezione interna è emerso che delle 171 richieste di immatricolazione accolte dall’impiegato con l’agevolazione dell’IVA a margine tra il 2013 e il 2015, sono stati rinvenuti soltanto 51 fascicoli, mentre dei rimanenti 120 non è stata traccia della relativa documentazione. Inoltre tra quei 51 fascicoli l’Agenzia ha effettuato una verifica a campione su 20 scoprendo che 13 presentavano incongruenze ed irregolarità nella documentazione necessaria, in quanto mancava sia la traduzione giurata della carta di circolazione estera sia l’indicazione nella fattura del riferimento “operazione soggetta ad Iva del margine”.

Per il 51enne tiburtino i guai non sono finiti: il Tribunale di Roma lo ha rinviato a giudizio per accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico per immatricolare autovetture importate non assegnate formalmente a lui.

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