TIVOLI – Palazzo di 4 piani tra i villini Liberty, il permesso è illegittimo

Il Tar annulla la concessione allo stabile di via dei Glicini progettato da Bernardino Romiti: l’altezza viola le norme del Piano Regolatore

Prima rilascia il permesso, poi lo annulla nella convinzione che sia illegittimo, quindi stravolge il senso di una sentenza e alla fine lo considera ancora valido apportando soltanto alcune modifiche.

Un atteggiamento schizofrenico quello adottato dall’Ufficio Urbanistica del Comune di Tivoli nei confronti del fabbricato in costruzione in via dei Glicini 15, in pieno Centro.

Tanto contraddittorio quanto basta per dichiarare il permesso illegittimo.

Lo ha stabilito lunedì 26 aprile il Tar del Lazio che con la sentenza 4831 ha annullato la concessione edilizia numero 43 rilasciata l’11 agosto 2011 dall’allora dirigente all’Urbanistica Ercole Lupi alla “Glicini Costruzioni srl” di Antonio Refrigeri, Francesco Sciò e Franco Mancini.

Il verdetto boccia su tutta la linea l’operato dell’Ufficio Urbanistica che ha legittimato il fabbricato a 4 piani per sei appartamenti realizzato dalla “Te. Ma. Edilizia srl” e dalla “Mario Cipriani srl”, su progetto dell’ingegner Giovanni Ricci e dal geometra ed ex consigliere comunale Bernardino Romiti.

Sì, perché la palazzina viola le norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore ed è molto più alta rispetto ai villini circostanti, proprio come sostengono da dieci anni a questa parte i residenti.

Nella sentenza di 27 pagine il Tar ha condiviso le ragioni di Dario Vacca, Eligio Borgia, Emilio Cipriani, Antonietta D’Innocenzo, Rossana Di Renzo e Luca Tomei, sei vicini rappresentati dagli avvocati Luisa Totino e Massimo Valenza che avevano chiesto l’annullamento sia della concessione 43/2011 che del permesso in variante numero 10 rilasciato il 17 maggio 2019 dall’allora dirigente all’Urbanistica Bernardina Colasanti.

LEGGI ANCHE  FONTE NUOVA - “Lavori in corso, auto costrette a viaggiare contromano”

La palazzina a 4 piani è il risultato di un intervento di demolizione e ricostruzione di un antico fabbricato circondato da un complesso di villini in stile Liberty risalenti ai primi anni Venti del secolo scorso. Attraverso esposti al Comune e alla Procura, prima, e col ricorso al Tar, poi, i residenti di via dei Glicini segnalarono che la zona è una piccola isola urbana di particolare pregio, il contesto urbanistico della quale è irreparabilmente alterato dal nuovo stabile in via di ultimazione.

I giudici hanno riconosciuto che gli atti emessi dal Comune negli ultimi dieci anni sono tutti viziati da eccesso di potere per contraddittorietà.

A cominciare dalla revoca in autotutela del permesso rilasciato nel 2011. Revoca decisa il 23 dicembre 2013 e bocciata il 22 giugno 2017 dal Tar che accolse il ricorso della società “Glicini Costruzioni srl”.

Oggi i giudici evidenziano come l’amministrazione di Giuseppe Proietti abbia prima impugnato la sentenza del 2017 davanti al Consiglio di Stato, ma anziché chiederne la sospensiva il 17 maggio 2019 ha rilasciato il permesso in variante senza chiarire le ragioni di questo continuo cambio di direzione, per cui è incorso nello stesso vizio dell’eccesso di potere per contraddittorietà già stigmatizzato nel 2017.

LEGGI ANCHE  TIVOLI – Disagi e pericoli, nuovo divieto di transito ai tir in via Casal Bellini

Lunedì scorso il Tar ha evidenziato inoltre che nella sentenza del 2017 si era espresso soltanto sull’esercizio del potere di autotutela, ma non sanciva la legittimità del permesso e non affrontava i vizi denunciati dai vicini.

A tal proposito i giudici sostengono che il Comune ha frainteso la sentenza di 4 anni fa e ha agito come se fosse stata accertata la legittimità del permesso. Il che non è.

In realtà, l’Ente avrebbe dovuto verificare la possibilità di ricondurre a legittimità l’edificio con le modifiche progettuali, di approvare il nuovo progetto e rilasciare un nuovo permesso oppure autoannullarlo come nel 2013.

Invece si è limitato ad autorizzare le varianti non essenziali in corso d’opera al permesso originario senza emendare i vizi della concessione iniziale, ossia quelli dell’altezza.

La palazzina di 4 piani è più alta rispetto ai villini circostanti di soli due piani e questo rappresenta una violazione degli strumenti urbanistici che invece impongono di armonizzare le dimensioni delle nuove costruzioni a quelle adiacenti per evitare il disordine architettonico.

E adesso che succede? L’amministrazione dovrà rivedere la conformità del permesso e verificare la possibilità di sanare il fabbricato.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.