40 anni senza Rino

Il 2 giugno 1981 ci lasciava uno dei più grandi artisti della scena nazionale, riconosciuto per il suo talento più oggi di quando era in vita

Nell’arte storicizzata ci sono figure il cui contributo all’immaginario generale ha bisogno di tempo per essere scoperto. E non dipende dalla complessità del messaggio. Piuttosto dai tempi che rendono il messaggio più indigesto di quanto poi si mostri negli anni successivi. Rino Gaetano fu un cantante e un autore popolare. Non aveva pretese di arrivare a platee colte, voleva arrivare a tutti e in definitiva ci era riuscito. Quando quell’incidente sulla Nomentana stroncò di netto la sua vita era all’apice del suo successo.

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Eppure i suoi che si presentavano come motivetti scanzonati dicevano molto di più. “Mio fratello è figlio unico” coglie la suggestione di un dramma esistenziale unico. Il titolo fu ripreso per dare la trama a un bellissimo film di Daniele Luchetti con Riccardo Scamarcio ed Elio Germano. Nello spassoso Gianna enunciava con ironica grazia una parola tabù nelle canzoni da portare al festival di Sanremo: “sesso”. Nel celeberrimo “Nun te regg’ chiù” apriva a ciascuno la libertà di poter dire chi non si sopportava, sia per motivi polemici profondi sia per semplice personale insofferenza. In Aida fu sospettato di qualche nostalgia verso il regime, ma sulla categoria della nostalgia in effetti giocava per i suoi incisi nel vissuto di ciascuno, ma che IL Cielo è sempre più blu si poneva come dogma per andare avanti tra le miserie generali. E sempre sul tema della speranza l’immenso A Mano a Mano. …

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Dopo quaranta anni ce lo sentiamo ancora incredibilmente vicino. Grazie Rino!

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