Rifiuti Roma, i mezzi dell'Ama

Colleferro: la discarica è chiusa

La nota del Comitato sulla situazione rifiuti nella regione Lazio

La rivalità tra Regione Lazio e Comune di Roma

Alla consueta “emergenza” estiva e crisi ciclica di Roma, da riferirsi alla mancata raccolta dei rifiuti, si aggiunge l’emergenza politica conseguente alla recente decisione della Giunta regionale di diffidare Roma Capitale e Città Metropolitana di Roma Capitale (proposta del 27.5.2021, n. 19323).

La diffida è stata decisa subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto il ricorso proposto dalla Regione avverso il Comune ed ha sentenziato che la Capitale non può essere commissariata mediante lo strumento dell’ordinanza (sentenza Tar del 27.5.2021, n. 6274).

Zingaretti aveva contestato alla Raggi, mediante appunto una ordinanza, di non aver individuato il sito di discarica dentro i propri confini e, a seguito di tale omissione, aveva richiesto il commissariamento.

La Giunta Zingaretti, tenuto conto della decisione del Tar, ha fatto ricorso ai poteri ordinari e ha diffidato la Sindaca Raggi, chiedendole di adottare “atti obbligatori in materia di ciclo dei rifiuti” e di individuare entro 60 giorni  – che scadono il 30 giugno – uno o più siti per localizzare e realizzare gli impianti di smaltimento al fine di garantire l’autosufficienza della Capitale.

La Raggi a sua volta ha risposto, tramite Ama, alla diffida regionale, inviando una nota al Prefetto di Roma per ribadire la sua opposizione.

Rigidità e rimpallo di responsabilità stucchevole, una messinscena dove la realtà ha superato l’immaginazione, considerati gli anni in cui Presidente e Sindaca hanno amministrato, senza arrivare a decisioni politiche concertate, capaci di approntare la soluzione al problema rifiuti di Roma.

Lo scontro politico-amministrativo è iniziato alcuni anni fa ed è stato portato avanti con tutti i mezzi, ricorrendo all’ampio armamentario offerto dall’ordinamento amministrativo, oltre che dai rispettivi studi legali e uffici stampa.

Neanche il Piano rifiuti è stata una risposta all’annosa controversia. La Regione ha approvato un documento carente proprio sotto il profilo della pianificazione, inadeguato, tardivo e superato, tant’è che è stato oggetto di contenzioso amministrativo con alcuni gestori privati.

Il Tar scrive che la Regione non ha ottemperato all’ordine giudiziale di individuare la rete integrata e adeguata di impianti, comprese le discariche, su cui si sono aperti lunghi ed estenuanti procedimenti anche con soggetti pubblici (Comune di Roma, Frosinone e Latina).

Tutti i territori regionali ed extraregionali che hanno impianti sono stati “requisiti” e i maggiori costi sono stati addossati agli utenti della Tari. Regione e Comune non sono riusciti a trovare una reale e leale collaborazione per la risoluzione corresponsabile del problema del ciclo dei rifiuti.

Il tour dei rifiuti è diventata la soluzione tampone alla mancanza di volontà politica di Regione e Comune che non hanno voluto fare sintesi per arrivare ad una scelta concordata, procedendo a colpi di ordinanze e chiamate di correità, con una visione della problematica dominata da un senso profondo di attesa, la nomina di un commissario deus ex machina.

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La discarica di Colleferro

Durante l’attesa messianica, in questi giorni è partita la nota della Raggi al Prefetto di Roma nella quale indica tra le soluzioni possibili anche la “riapertura” di colle Fagiolara dal prossimo 20 giugno, “chiusa” ad opera di alcuni Sindaci della valle del Sacco, tra cui quello di Colleferro, Paliano e Genazzano, dal 16 gennaio 2020.

Da quel momento Roma non ha più avuto un sito di conferimento nel suo ATO (ambito territoriale ottimale) e la Regione non si è fatta carico di individuare una discarica alternativa, nonostante sia obbligata al rispetto del principio di autosufficienza degli ATO previsto dal Piano rifiuti, nel quale la Regione ha indicato colle Fagiolara come discarica al servizio della Capitale e della Provincia di Roma.

Siamo all’ingannevole apoteosi. A novembre 2019 la Sindaca Raggi parla al Consiglio regionale e a dicembre il Sindaco Sanna parla al Consiglio comunale di Roma. Tutto, tempi e luogo, dettagliatamente studiato e concordato.

Arriviamo ai nostri giorni. Sanna chiede alla Raggi di smentire di aver chiesto al Prefetto di Roma la riattivazione della discarica di Colleferro.

La Sindaca ipotizza la “riapertura ufficiale” di colle Fagiolara perché dubita che i Sindaci abbiano i poteri amministrativi per chiudere la discarica? Oppure reclama per la sua città la volumetria residua di circa 350 mila tonnellate, preservate per soddisfare le necessità locali? Così facendo sa di mettere in difficoltà il campo avverso.

La Regione Lazio

Dalla valle del Sacco nessuno ha chiesto alla Regione di smentire il suo comunicato del 10 gennaio 2020, nel quale è stato ribadito che colle Fagiolara è a supporto del ciclo dei rifiuti di Roma e che il medesimo sito potrebbe essere utilizzato per il recupero della FOS (frazione organica stabilizzata).

Significa che si sta valutando se riservarsi altre entrate derivanti dal conferimento in discarica della FOS, come da progetto tra Lazio Ambiente spa e l’Università La Sapienza, posticipato a causa del Covid-19. L’entrata a colle Fagiolara di rifiuti speciali risulterebbe stimata in circa 10.000.000,00 €, in netto contrasto con le parole dei Sindaci.

Dal 2020 la monnezza di Roma e di Colleferro dove è stata portata? Fino a marzo 2021 sempre nella valle del Sacco, a Roccasecca, la discarica che doveva essere al servizio del solo ATO di Frosinone, e gli altri Tir spediti fuori Regione, a seguito di accordi extraregionali.

Scattano le richieste di commissariamento, di poteri sostitutivi e a marzo 2021 partono pure gli avvisi di garanzia per l’inchiesta Lozza-Tosini. La politica è finita in un vicolo cieco, proprio quello imboccato dal Presidente della Regione.

Zingaretti sa che la discarica di Colleferro è “chiusa”, che Roccasecca ha rinunciato all’ampliamento e che il Piano industriale di AMA spa non prevede la realizzazione di discariche necessarie alla chiusura del ciclo e alla gestione degli scarti in uscita dagli impianti di trattamento dei rifiuti di Roma Capitale.

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I Sindaci della valle del Sacco

Se la discarica è chiusa, perché temono che venga riaperta?

I Sindaci minacciano il ricorso alla piazza e fanno appello alla resistenza. Più che una minaccia sembra un espediente per influenzare e spingere i cittadini ad una nuova mobilitazione, l’ultima chiamata prima del voto di autunno e prima di considerarli del tutto marginali.

Anche in questa circostanza la chiave per comprendere il teatrino della politica sta nelle prossime elezioni.

Non ci risulta che i Sindaci abbiano richiesto alla Regione il provvedimento definitivo di chiusura della discarica, lo stato delle garanzie fideiussorie e la convocazione della Conferenza di servizi per l’adozione di un atto finale, preordinato a produrre effetti giuridici certi.

Semplicemente la scadenza del contratto di servizio tra il Comune di Colleferro, proprietario del sito, e la società Lazio Ambiente spa, gestore della discarica, è stata spacciata per “chiusura”. Quest’ultima è frutto di un accordo, un “impegno” politico di Zingaretti, come ha dichiarato Sanna.

La “chiusura” dei cancelli della discarica con un lucchetto, anziché una determinazione regionale, rimane la più discutibile e controversa azione dell’Amministrazione colleferrina.

I nostri amministratori locali e regionali, senza eccezione alcuna, si sono nascosti a noi cittadini e non hanno finora voluto “chiudere” la discarica. Altrimenti sarebbe bastato chiedere l’attuazione dell’art. 85 della legge di stabilità del 2016, che prevedeva di definire le procedure per la chiusura (a esaurimento della capienza residua), e pretendere a gran voce politiche a favore della raccolta differenziata spinta.

Ora siamo ragionevolmente convinti che colle Fagiolara non riaprirà e che la Regione non cederà per troppe ragioni. La sua capacità residua ha un altro destino ed è quello di essere la discarica di servizio per i progetti impiantistici del Comune e della società regionale, che ha in programma di realizzare a Colleferro il compound industriale. E neanche questa è una vittoria per la nostra comunità.

Comitato e cittadini

Chiediamo chiarezza, che finora è meticolosamente mancata, da parte di tutti i soggetti che hanno una responsabilità nei confronti della cittadinanza e ce l’aspettiamo innanzitutto dal Comune di Colleferro, che deve sollecitare la Regione ad indire la Conferenza di servizi per l’avvio dell’iter procedurale. Dopo un anno e mezzo di blocco dei conferimenti, il sito deve essere chiuso davvero per mettere in sicurezza il corpo di discarica e garantire la sua conformazione statica.

Non siamo cittadini eterodiretti dalla politica dei Sindaci, ma corpi intermedi consapevoli dei propri diritti e interlocutori dotati di capacità critica e di valutazione.

Il problema non è attribuire le responsabilità, che sappiamo benissimo come sono ripartite, ma costruire soluzioni che rispettino tutti i territori.

“Suoneremo le nostre trombe e voi le vostre campane” quando avrete dato al territorio che lo chiede la chiusura effettiva e vera della discarica di Colleferro da parte della Regione.

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