E’ il 19 giugno del 1982, quando il serial killer colpisce ancora due giovani fidanzati.
Le vicende legate al Mostro di Firenze rappresentano una delle pagine più buie e complesse della storia italiana. Una delle tesi seguite dagli inquirenti è la cosiddetta “pista sarda” con il mostro legato al “clan dei sardi” e all’omicidio del 1968 commesso per ragioni sentimentali da parte di soggetti legati alle famiglie Mele e Vinci, con la pistola Beretta e i proiettili utilizzati successivamente dal mostro. Tuttavia, il mostro sarebbe del tutto estraneo a tale vicenda essendosi appropriato solo dopo della pistola e delle munizioni, per iniziare la catena seriale di omicidi. Questa teoria la ritroviamo nel volume “Dolci colline di sangue” realizzato da Douglas Preston e dal giornalista toscano Mario Spezi, che si è occupato della vicenda. Un’altra ipotesi di rilievo, molto discordante e critica con le sentenze giudiziarie, è quella promossa dell’avvocato fiorentino Nino Filastò nel suo libro Storia delle Merende Infami. Nell’ipotesi del noto penalista il mostro è un serial killer di tipo lust murder affetto da una grave patologia sessuale, attivo almeno dal 1968 al 1993 e mai entrato nelle indagini. Sono diverse le tesi che tentano di indentificare il serial killer dall’ipotesi Zodiac fino a quella dell’assassino seriale mosso da suggestioni moralistiche, indicata dal criminologo Francesco Bruno. In ogni modo, il serial killer il 19 giugno 1982, a Baccaiano di Montespertoli colpisce con la sua solita efferatezza Paolo Mainardi, meccanico di 22 anni e Antonella Migliorini di soli 19 anni. L’assassino, secondo gli inquirenti, ucciderà altre tre giovani coppie dal 1983 fino al 1985.