Sant’Angelo – Il bullismo non si arresta adesso anche le ragazzine fanno le prepotenti

i-relatori-tosoni-e-de-lucaIl fenomeno del bullismo colpisce più ragazzi di quanto si possa pensare. Sembra, infatti, che questo fenomeno di prevaricazione e disagio tocchi, seppur con ruoli diversi, fino ad un ragazzo su tre.  Il problema riguarda in particolare bambini e adolescenti nelle fasce di età comprese tra i 7-8 anni e i 14-16 anni, ossia scuole elementari e gli anni a cavallo tra le scuole medie inferiori e superiori.

Vista la crescente rilevanza del fenomeno, gli esperti in problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza se ne stanno occupando sempre più diffusamente, sia per definirne le caratteristiche distintive sia per mettere a punto strategie di intervento idonee a prevenirlo e contrastarlo. In quest’ottica si stanno svolgendo una serie di “Incontri contro il fenomeno del bullismo” in otto classi elementari e medie nell’Istituto comprensivo “Montecelio-Sant’Angelo Romano”.
L’iniziativa è incentrata sulla prevenzione ed è stata proposta dal consiglio di Istituto, il cui presidente è Stefano Tosoni, 41enne di Sant’Angelo Romano, investigatore privato di professione.
«Al progetto hanno aderito circa trecento studenti molto interessati, facenti parte della scuola elementare e media. Sono state coinvolte sei classi delle medie di Sant’Angelo e sei di Montecelio, più due sezioni delle quinte elementari sempre dei due plessi scolastici – spiega Tosoni – Il prossimo incontro con gli alunni ci sarà giovedì 21 marzo».  I ragazzi hanno paura a denunciare, ma il bullo va isolato sempre, la sua forza è il branco. ‘Isolare i bulli’, la parola d’ordine che è venuta fuori dall’iniziativa.
Come relatore al fianco di Tosoni, c’è anche il consigliere d’Istituto Mario De Luca, agente di commercio. All’iniziativa hanno partecipato anche professori e psicologi.
«Ai ragazzi illustriamo ritagli di giornale che hanno pubblicato gravi crimini. Per dimostrare che c’è un legame tra un piccolo bullo e un adulto malvivente. Nel senso che spesso si comincia con un atto di bullismo e si finisce con un atto criminoso – sottolinea Tosoni – Non vogliamo creare allarmismo, ma solo fare un’opera di prevenzione nella scuola. I bulli pensano di divertirsi soggiogando quei soggetti che ritengono più deboli, attraverso la prevaricazione.
E poi si esaltano quando gli altri del gruppo acconsentono. Noi esortiamo le piccole vittime a manifestarsi sempre. A denunciare gli episodi ai propri genitori o ai propri insegnanti».
Un comportamento da bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a fare del male o a danneggiare. Spesso è persistente e quasi sempre c’è una grave difficoltà per la vittima a difendersi.
«Il bullo trasmette un senso di paura nelle sue vittime, noi consigliamo di farsi coraggio e soprattutto consigliamo ai complici, ai ragazzi che inevitabilmente finiscono per fare i fans del bullo, a non partecipare, a restare indifferenti, senza mitizzare il cattivo esempio», aggiunge Tosoni.
Gli episodi di prepotenza si manifestano con modalità più o meno esplicite ed evidenti, anche attraverso la rete con video su you tube, attraverso le riprese con il cellulare e anche su facebook.  
«Il bullismo diretto è più frequente tra maschi, ed è caratterizzato da comportamenti aggressivi, prepotenti e visibili – continua Tosoni – Mentre il bullismo indiretto è più femminile. Si tratta di un disturbo comportamentale meno evidente, e quindi più difficile da individuare, poiché gioca più sul piano psicologico».
Oltre alle due figure del bullo e della vittima, gli spettatori, sia sostenitori dell’uno che dell’altro, ma anche maggioranza silenziosa, giocano un ruolo fondamentale nel bullismo.
Un dato significativo è, infatti, quello che stima per l’85% gli episodi di bullismo in presenza del gruppo dei pari. Proprio questa maggioranza silenziosa costituisce una risorsa di valore sulla quale far leva per ridurre la portata del fenomeno.
«I cattivi esempi? Sicuramente alcune fiction tipo Romanzo criminale – conclude Tosoni – Dove si parla in codice e tutti hanno un soprannome. Ma i ragazzini di oggi, non capiscono che proprio quell’appellativo potrebbe essere una macchia in età adulta».

Gino Ferretta

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