Il giardino delle meraviglie della maestra Francesca

3Quali sono i momenti migliori per godere della bellezza del suo giardino?
La mattina presto e la sera. Mi piace osservare l’evoluzione, lo spettacolo del cambio delle stagioni: d’inverno la natura dorme, mi occupo delle piante e ci sono pochi fiori, qualche ciclamino. Ma in primavera c’è una vera e propria esplosione di colori e profumi, la zagara (fiore degli agrumi ndr) è davvero particolare e la sua fragranza è inconfondibile, mi ricorda l’estate siciliana.

A proposito di terre sicule, la palma viene proprio da lì…
Sì, ha una storia speciale. Quella che ora vedi così possente e rigogliosa, in realtà era molto piccola e contenuta all’interno di un vaso. Mia madre mi ha suggerito di portarla a Roma con me e di piantarla nel mio giardino. Così dopo sei mesi l’abbiamo fatto e oggi è uno splendido esemplare florido. Una volta al mese il giardiniere viene ad applicarle il trattamento anti-punteruolo rosso, è una palma storica, come se fosse una di famiglia ormai. Un po’ come l’abete azzurro, che un tempo, quando ancora era ad altezza normale, addobbavo per Natale. 

Qual è il segreto per un prato all’inglese così perfetto?
A dire il vero non richiede molta manutenzione, l’erba va tagliata ogni due settimane. Il problema principale è il trifoglio e la dichondra: purtroppo, trasportati dagli uccellini, queste due specie erbacee soffocano il prato. Non è facile eliminarle e io ormai li lascio convivere. Anzi, se dovessi decidere di rifare il manto, sceglierei proprio la dichondra, sempre verde e quasi somigliante alla ciniglia.  

Rose rampicanti e di tutti i colori, che tipo di cure richiedono?
Me ne sono circondata perché le trovo meravigliose e il bello è che non hanno bisogno di alcuna manutenzione, fatta eccezione per la potatura radicale in febbraio, quando sfioriscono: ne ho gialle, rosso aranciato, fucsia, rosa, alcune provengono dalla Villa di Federico Zeri a Mentana, noto critico dell’arte italiano. Ho anche una rosa senza spine che mi è stata regalata dalla mia vicina di casa appena mi sono trasferita, è un fiore davvero resistente. Sono il simbolo dell’eleganza della natura, secondo me.

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 C’è un ricordo legato a questo giardino che vuole raccontarci?
Avevo un gazebo sotto al portico e sotto suggerimento delle mie alunne decidemmo di salutarci a fine anno proprio tra i miei fiori. In un bel pomeriggio soleggiato, abbiamo organizzato una lunga tavolata con tutti i miei allievi della quinta e le colleghe maestre, e abbiamo preparato un filone di pane lungo due metri con dentro la nutella e sopra i palloncini. C’erano anche i genitori e io avevo fatto la macedonia, è stato davvero un bella pensata. 

Una delle sue passioni è il viaggio, se potesse fotografare le tre mete che ha preferito quali sarebbero?
Prima fra tutte Gerusalemme, il viaggio in Terra Santa è stato conoscitivo e introspettivo, una ricerca spirituale alla scoperta di religioni diverse eppure coesistenti: i drusi, i cristiano-copti, ho partecipato a una processione, portato la croce. Al secondo posto metterei la Turchia e la Cappadocia: l’esperienza fantastica ai Camini delle Fate, delle montagne erose dalle precipitazioni che hanno assunto forme strane, sembrano dei grandi funghi. E poi per ultimo il Marocco, sul cammello all’imbrunire, osservando le dune cambiare colore, il cielo trapuntato di stelle: ho avuto il mal d’Africa, volevo trasferirmi lì. 

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Quello con la natura è un legame speciale, tanto che ha pubblicato anche un libro…
Sì, è nato tutto da un esperimento con i miei allievi della terza elementare. Una mattina di marzo mi sono accorta che il mio piccolo orto dietro il giardino era pieno di bruchi gialli e neri. Così li ho messi in alcuni barattoli e li ho portati in classe. Li abbiamo nutriti e abbiamo osservato con il tempo la metamorfosi: quando sono diventati farfalle, le abbiamo lasciate volare prima nell’aula e poi fuori dalle finestre, salutandole con entusiasmo per il loro nuovo viaggio nella natura. In classe c’era anche un bambino autistico che non si alzava mai, ma appena ha visto le farfalle si è interessato come tutti gli altri. E’ stata un’esperienza unica e meravigliosa, non potevo tenerla solo per me!

Quanto è importante dunque, soprattutto a scuola, il contatto con il verde?
Moltissimo, ho sempre insegnato ai miei bambini la scoperta nell’atto pratico, a volte anche allontanandomi dai canoni delle lezioni standard. Abbiamo fatto eruttare un vulcano una volta, abbiamo studiato alcune lucertoline che avevo trovato nel giardino, prede dei gatti probabilmente. Anche ora che sono in pensione quando vado a trovarli gli porto sempre qualcosa, l’ultima volta gli ho regalato una sorta di pupazzetto che ha dei semini all’interno e, se annaffiato con cura, diventa una piantina.

Rara Piol

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