Il Covid Hospital della Asl Roma 5 sarà quello di Palestrina e non più Monterotondo

È ufficiale il dietrofront sulla conversione dell’ospedale SS Gonfalone di Monterotondo in Covid Hospital. Poco fa è stata ufficializzata infatti dalla Asl la decisione di trasformare l’ospedale Coniugi Bernardini di Palestrina.

“Tutti i reparti – specifica la nota della Asl – saranno pertanto riconvertiti, nelle prossime ore, mediante adozione di ogni necessaria misura, atta a garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori, contribuendo significativamente al contenimento della diffusione della patologia”.

Ad influire sulla decisione anche la posizione baricentrica dell’ospedale, rispetto al territorio della Asl, la presenza della tensostruttura Palaverde adiacente al Coniugi Bernardini nonché l’elevato numero di pazienti positivi rilevati finora sul territorio del distretto.

In particolare a convincere poco è l’impianto di areazione che dovrebbe essere adeguatamente isolato per impedire che il virus si diffonda nelle stanze. Lavori troppo complessi per poter essere realizzati nel giro di pochi giorni.

Al SS Gonfalone restano disponibili al terzo piano sei posti letti, più due eventuali di terapia intensiva per gestire i casi più gravi, disponibili per gestire l’emergenza Coronavirus di questo periodo.

 

LE REAZIONI DAL COMUNE DI PALESTRINA E QUELLI LIMITROFI

“Questa mattina – spiega il sindaco di Palestrina Mario Moretti – ho incontrato il direttore generale Giulio Santonocito, insieme ad una folta rappresentanza di medici ed operatori sanitari, a cui ho manifestato alcune richieste per cercare di mantenere, seppure diviso tra vecchia e nuova struttura, la funzionalità di alcuni reparti dell’ospedale. Una richiesta che non è stato possibile accogliere, in quanto in contrasto con i protocolli della sicurezza da applicare a chiunque si rechi in ospedale”. “E proprio la sicurezza – aggiunge Moretti – è stato uno dei principali punti su cui ho invitato il direttore generale a fare in modo che il Covid Hospital di Palestrina fornisca adeguate misure e dispositivi di protezione individuale sia a medici ed operatori che a chiunque vi acceda per qualsiasi motivo”.

“In un momento così difficile per tutto il Paese – sottolinea Moretti, anche a nome dei sindaci di Zagarolo, Castel San Pietro Romano, Cave, Gallicano nel Lazio, Genazzano, San Vito Romano, Rocca di Cave, Capranica Prenestina, Poli, San Cesareo – anche il nostro territorio è chiamato oggi a svolgere un ruolo che, seppure con dei sacrifici, coinvolge moralmente tutta la comunità nel sostenere un’emergenza che sta stravolgendo l’Italia intera e sulla quale tutti noi, in misure diverse, siamo chiamati a fare la nostra parte. Un impegno e un sacrificio che, alla fine di questa situazione, vedrà tutti i sindaci fermi nel pretendere che l’ospedale di Palestrina torni alla sua piena operatività, magari con dotazioni strumentali e di personale migliorate rispetto ad oggi”.

“Il grande rammarico mio e degli altri 10 sindaci – conclude il sindaco – è che una decisione così importante sia stata presa senza coinvolgere in alcun modo né le amministrazioni locali, né i medici di base anche in considerazione del fatto che, per i prossimi mesi, sarà fondamentale dare un servizio di pronto soccorso per oltre 100 mila residenti del territorio, istituendo un presidio protetto di primo soccorso mobile a Palestrina con una o più ambulanze h.24 e fornire una mappa dei percorsi clinico assistenziali per urgenze extra Covid, individuando presidi ospedalieri limitrofi, anche di altra Asl”.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.