Caso Regeni: la voce del Nord Est sul “tradimento italiano”.

Le risposte dei giovani appartenenti a partiti ed associazioni sulla vicenda di oggi.

Nel Consiglio dei Ministri di ieri nessuno si è opposto alla vendita delle fregate all’Egitto da parte dell’Italia. Ciò ha rispolverato (nuovamente) una delle più amare pagine di cronaca degli ultimi anni: il caso Regeni.

In un primo momento, la valutazione della vendita era stata dichiarata dal Ministro degli Affari Esteri Di Maio “ancora in corso”. Tuttavia ciò che poi è stato attuato qualche ora dopo è esattamente l’opposto. Le due fregate, infatti, sono state vendute all’Egitto da parte di un’Italia noncurante delle parole della famiglia di Giulio Regeni, che definivano la transazione “un tradimento”.

Molti sono stati i post di risentimento e i tweet di dissenso riguardo questa situazione, spesso accompagnata dall’aggettivo “imbarazzante”. Chi è, però, che deve sentirsi in imbarazzo? L’Italia, le autorità che la rappresentano, o chi non conosce la questione e non l’ha mai approfondita?

È a dei giovani appartenenti a partiti ed associazioni che ci siamo rivolti e ai quali abbiamo domandato un parere riguardo questa vicenda.

 

Serena Pandolfi “Regeni potevamo essere noi.”

Stavo pensando di acquistare lo striscione e di proporre all’amministrazione di esporlo in maniera simbolica nella Casa Comunale.  Gesti così servono anche visivamente per ricordare un fatto molto grave che è successo e che non va dimenticato.

Serena Pandolfi ha 25 anni ed è il Segretario del PD di Mentana. La questione del giorno, che lei stessa definisce “delicata” e al contempo “imbarazzante”, le sta a cuore poiché proviene da un percorso di relazioni internazionali: “ Di tutta questa situazione mi dispiace che gli interessi economici e commerciali che sistematicamente vengono messi prima dei diritti umani e dei principi che li riguardano. Serena menziona anche altri eventi internazionali che recentemente hanno diviso l’opinione pubblica, come la liberazione di Silvia Romano, e che al contempo hanno segnato una generazione di giovani che si sono immedesimati nei loro coetanei.

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L’analisi che ci fornisce, inoltre, s’incentra sul fatto che, in questa specifica vicenda, non è stato preso in considerazione il grado di rispetto dei diritti umani: “le relazioni commerciali ed economiche non frenano e credo sia imbarazzante per la memoria di Giulio e di tutti coloro che potevano ritrovarsi nella loro posizione.”

 

Luca Brocchi e il suo messaggio di perseveranza.

Continueremo a dare il nostro contributo per la verità e la giustizia.

 

Un altro parere è quello di Luca Brocchi, di 35 anni, dell’ANPI di Guidonia. “Sulla vicenda va fatta chiarezza, per cui poco senso avrebbe per una struttura territoriale oggi dare un parere, anche perché restiamo convinti che reazioni di pancia e approssimative non possano aiutare il percorso che deve portarci alla verità.”. Per quanto concerne le iniziative intraprese negli anni da pare dell’ANPI c’è da dire che sono state molte, anche insieme all’organizzazione Amnesty Internazional. Prima di tornare al suo lavoro, Luca ci lascia un messaggio di perseveranza: “Quel che è sicuro è che continueremo a dare il nostro contributo per la verità e la giustizia”.

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