Recovery e Bce

Il Pil spinto dal Recovery Fund: lo dice la Bce

La Bce stima una spinta notevole del Pil, già durante il 2021, mentre l’Istat segnala il proseguire della flessione della produzione industriale italiana

Queste sono ore febbrili, diciamo così, soprattutto per noi italiani che siamo in attesa di un governo risolutore di tutti i nostri mali e intanto, mentre ieri in Borsa continuano gli acquisti con Milano che ha guadagnato un altro 1,5% per via dell’effetto Draghi, dalla Bce ancora grossa attenzione al Recovery Fund.

La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, infatti, intervenendo ieri alla seduta plenaria del Parlamento europeo per presentare il report annuale della Bce, ha disegnato le prospettive per i prossimi mesi. Con un occhio enorme centrato proprio su quel Recovery Plan, le risorse del Next Generation Eu, che, messe a disposizione in tempi rapidi per i paesi interessati, come l’Italia, sono (secondo Lagarde) essenziali per sostenere riforme strutturali e investimenti per la crescita economica. Tanto è vero, ha sostenuto la presidente Bce, che i risultati di queste progettazioni potranno essere visibili durante il 2021, con un aumento del Pil stimato almeno al 2% entro i prossimi 4 anni. Una convinzione profonda, nonostante le ondate della pandemia non siano niente affatto frenate e i vaccini siano molto rallentati nella loro corsa contro il virus. Dunque, servono misure di sostegno fiscali mirate allo sviluppo, allo scopo di fare emergere dalla crisi i diversi membri della Ue, ma con un “alto grado di coesione e strutture economiche più forti”. Il che si legge: dimentichiamo le scelte del passato effettuate sfidando anche l’unità della Ue, concentrandosi su programmi in grado di modernizzare i sistemi produttivi. Come? Sempre presente il riferimento alla digitalizzazione e alla transizione in chiave green di ogni scelta.

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Oltre le stime della Bce, l’Istat conferma il crollo della produzione industriale

Nel frattempo, l’Istat segnala che a dicembre 2020 la produzione industriale è diminuita dello 0,2% rispetto a novembre, mentre la flessione media del quarto trimestre dell’anno scorso è stata dello 0,8% in riferimento al trimestre precedente.

Un calo pronunciato riguarda i beni di consumo in senso lato, con un -9,8%, meno marcato per i beni strumentali (dai mobili ai pc), con -2,1% e per l’energia, pari a -0,7%. Continuano ad andare male i prodotti delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori, con -28,5%. In positivo le attività legate alla fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+10,9%), la fabbricazione di prodotti chimici (+7,5%) e la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+6,8%).

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