TOR LUPARA – Il ricordo di “Mimì”, morto giovanissimo 25 anni fa

Emiliano Giagnorio aveva appena ventuno anni

Venticinque anni fa, il 16 giugno 1996, si spegneva Emiliano Giagnorio di soli ventuno anni. Mimì, cosi lo chiamavano parenti e amici, stava tornando a casa dopo aver visto una partita di calcetto tra amici in zona Tiburtina. Quella volta non era sceso in campo perché tra qualche giorno avrebbe dovuto disputare una partita importante con la sua squadra. Era il 15 giugno. In macchina erano in cinque, tutti bravi ragazzi e soprattutto prudenti. Erano le 17.45 circa.
Arrivati all’altezza del centro residenziale Laura Biagiotti un’auto, proveniente dall’opposto senso di marcia, invadeva la loro corsia e si schianta con la macchina dei cinque ragazzi facendoli andare fuori strada. Forse una distrazione, un colpo di sonno ma nessun esame tossicologico per il ragazzo alla guida dell’auto in questione.
Dopo il violento impatto tutti i ragazzi erano feriti ma riescono ad uscire dalla macchina. Emiliano è più grave degli altri ma riesce ancora a parlare con i suoi amici. Da Monterotondo viene chiamata l’ambulanza ma quando i sanitari arrivano sul posto capiscono che la situazione è seria quindi decidono di trasportare Emiliano, in elicottero, all’ospedale San Camillo di Roma. Nel frattempo parte il giro di telefonate per avvertire parenti ed amici che subito si precipitano in ospedale. Emiliano è ancora vivo ma la sua condizione è molto critica, questo il resoconto dei medici. Morirà il giorno
dopo verso l’una di notte. Nella vita Mimì aveva due passioni: il calcio e Sandra, l’unica ragazza della sua vita e per la quale non voleva allontanarsi da casa. Chiunque li vedeva insieme capiva che tra loro c’era vero amore. Insieme da quando erano bambini e tanti sogni per una vita che li vedeva sempre legati l’uno all’altra.
Emiliano era un ragazzo solare, socievole, protettivo, di grandi valori e molto legato alla sua famiglia.
Ovunque andasse si circondava di amici e tutti trovavano un posto a casa sua. Amava molto la musica di Renato Zero il quale, dopo la morte di Mimì, ha lasciato una dedica molto toccante a mamma Anna. Della scuola Emiliano non voleva saperne.Il suo futuro era il pallone. Fin dai tempi del girello si divertiva
a prendere a calci i pacchetti di sigarette che sua madre buttava.
A dieci anni i genitori lo iscrivono a scuola calcio con la Spes Montesacro ma solo per un anno. Ma la voglia di giocare e il talento erano troppo grandi così che la società decide di tenere Emiliano senza che i suoi pagassero le rette annuali. Così piccolo ma pieno di sogni si recava solo, in autobus, al campo per gli allenamenti. Emiliano ricopriva il ruolo del difensore centrale. Aveva un bel sinistro anche se non era mancino. La sua bravura lo porterà a girare l’Italia ma l’amore per Sandra lo farà tornare sempre a Roma. Cosi dopo il Montesacro seguiranno l’Empoli, il Pisa, l’Avellino, il Modena, il Castel di Sangro, la primavera della Roma dove giocherà con Francesco Totti ed infine il Monterotondo che in quegli anni era in serie D.

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