Def

Via libera al Def: prevista una crescita del Pil del 4,5%

Il Governo Draghi ha approvato il Def: tra le previsioni, una crescita del Pil del 4,5% nel 2021. Aumenterà il debito pubblico, fino a sfiorare il 160% del Pil, ma nel 2024 (!) diminuirà al 152,7%

Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al Def, il Documento di economia e finanza 2021, e chiederà l’autorizzazione al Parlamento di ricorrere all’indebitamento per l’anno 2021 di 40 miliardi di euro, scostamento di bilancio che servirà per un nuovo provvedimento di sostegno all’economia e alle imprese, in particolare indirizzato ai lavoratori autonomi e alle imprese più colpite dalle restrizioni adottate per contenere il contagio. La misura, rivela l’esecutivo, destinerà inoltre risorse al rafforzamento della resilienza delle aziende più colpite, per garantire la disponibilità di credito e per sostenere la patrimonializzazione delle imprese.

L’Esecutivo Draghi chiederà alle Camere pure di usare circa 6 miliardi di euro medi annui per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il governo considera centrali per dare impulso alla crescita economica dei prossimi anni.

In base a questi interventi, il Def prevede che nel 2021 la crescita del Pil programmatico arriverà al 4,5%, per crescere a 4,8% nel 2022 e a seguire del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024.

Il prossimo provvedimento con lo scostamento di 40 miliardi, sommato a quello già autorizzato in precedenza, porterà il livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche all’11,8% nel 2021, un livello elevato dovuto proprio alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del Pil. Il rapporto deficit/Pil scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024. Nel 2025 il rapporto tornerà sotto il 3%.

Il nuovo livello del debito pubblico è stimato al 159,8% del Pil nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024. Questo attraverso un “graduale cammino di consolidamento fiscale”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Franco, che si dovrebbe realizzare proprio in quell’anno, dopo politiche di bilancio espansive fino a tutto il 2022, rimanendo in standby nei due anni successivi.

 

 

 

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